26 Settembre 2016 - 00:30

Anna Magnani, il ritratto della passionalità fragile simbolo del neorealismo italiano

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Intensa, passionale, dolce e fragile; in occasione dell’anniversario della sua morte ricordiamo così Anna Magnani, l’anti-diva per eccellenza

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È stata la figura femminile simbolo del neorealismo italiano, anti-diva per eccellenza e donna dalla passionalità smisurata: stiamo parlando di Anna Magnani, che vogliamo ricordare così a quarantatré anni dalla sua morte.magnani

Nata il 7 marzo 1908 a Roma, la Magnani assume il cognome della madre Marina, non venendo riconosciuta dal padre naturale, che non conoscerà mai. Ad essere controverso è anche il rapporto con sua madre, che la abbandonò alle cure della nonna per poi emigrare in Alessandria d’Egitto e sposare un facoltoso austriaco.

L’abbandono da parte dei genitori e l’infanzia trascorsa in condizioni di grande povertà hanno contribuito a donarle la grande forza d’animo che l’ha sempre contraddistinta, mischiata all’ intensa fragilità del suo sguardo. Come dichiarò in un’intervista:

“Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori”

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Celebre scena della corsa in Roma città aperta

Nonostante l’esordio cinematografico avvenuto nel 1934 con “La cieca di Sorrento“, il successo per Anna Magnani arriva con la magnifica interpretazione della Sora Pina in Roma città aperta, manifesto del neorealismo del 1945, che la consacrò a icona cinematografica femminile della romanità del XX secolo. È bastata una scena, la corsa di una donna disperata che tenta di raggiungere il marito, per imprimere negli occhi degli italiani l’immagine di una drammaticità impossibile da eguagliare. Non a caso, ha scritto Ungaretti: “ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato“.

Roma città aperta segnò una svolta nella vita della donna, oltre che in quella dell’attrice. Fu questo film, infatti, a sancire l’inizio della relazione con il regista Roberto Rossellini, che la lasciò tre anni dopo per la nuova compagna Ingrid Bergman. Un’ennesima delusione per la Magnani, che fece parlare a lungo gli italiani, fino ad ipotizzare la cosiddetta guerra dei vulcani. Nella storia del cinema si ricorda infatti così il periodo in cui furono girati Stromboli terra di Dio e Vulcano, il primo diretto da Rossellini con protagonista la Bergman e il secondo girato nell’isola accanto, che vede protagonista Anna Magnani. Secondo alcuni, quest’ultima accettò di girare Vulcano solo come polemica in risposta al film di Rossellini.

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Anna Magnani e Roberto Rossellini

In riferimento al suo controverso rapporto con gli uomini, la Magnani affermò:

Il fatto è che le donne come me si attaccano soltanto agli uomini con una personalità superiore alla loro: e io non ho mai trovato un uomo con una personalità capace di minimizzare la mia. Ho trovato sempre uomini, come definirli, carucci. Dio: si piange anche per quelli carucci, intendiamoci, ma sono lacrime di mezza lira. Incredibile a dirsi, il solo uomo per cui non ho pianto lacrime di mezza lira resta mio marito: Goffredo Alessandrini. L’unico, fra quanti ne ho conosciuti, che mi stimi senza riserve e al quale sia affezionata. Certo non furono rose e fiori anche con lui. Lo sposai che ero una ragazzina e finché fui sua moglie ebbi più corna di un canestro di lumache

Anna Magnani ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico, non solo italiano, come testimonia la stella a lei dedicata nella celebre Hollywood Walk of Fame. Il suo più grande merito è stato probabilmente quello di aver trasformato il ruolo della donna nel cinema, conferendole un realismo ed una spontaneità che mai si erano visti prima. Gioia di vivere, sofferenza, volto segnato, fragilità e occhi intensi; caratteristiche che è riuscita a trasferire in ogni sua interpretazione e che l’hanno fatta entrare prepotentemente nel cuore degli italiani.

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Anna Magnani e Totò

Le sue interpretazioni le sono valse numerosi riconoscimenti, tra cui ben cinque Nastri d’argento e due David di Donatello. È stata inoltre la prima donna italiana a ricevere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista per il ruolo della devota Serafina Delle Rose ne La rosa tatuata.

Le carriera della Magnani non si è limitata tuttavia, al cinema. La passione per il teatro l’ha portata a lavorare con personalità come Totò e Vittorio De Sica; a partire dal 1971 si è invece cimentata con la televisione, che le ha permesso di affiancare attori del calibro di Enrico Maria Salerno e Marcello Mastroianni.

Con la sua morte, avvenuta il 26 settembre 1973 a causa di un tumore al pancreas, il mondo intero ha perso una delle più grandi personalità del XXesimo secolo, interprete di personaggi passionali e impulsivi, ma allo stesso tempo capaci di grande dolcezza. Per renderle omaggio, la ricordiamo con le parole di Indro Montanelli:

“Io la ringrazio soprattutto di esistere. Nessuna creatura mi ha mai dato tanto, e così generosamente, quando dà. Per fortuna non se ne accorge e non esige impossibili restituzioni.” 

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