Federico Aldrovandi, a 10 anni dalla morte nulla è cambiato
Alle 6:24 del 25 settembre 2005, nella tranquilla Ferrara, moriva per arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale”. Federico Aldrovandi, un ragazzo come tanti, ma che ha avuto la sfortuna d’incontrare le persone sbagliate al momento sbagliato
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Federico Aldrovandi mentre rincasava dopo una serata fuori con amici, che testimoniarono il suo stato di tranquillità assoluta, si trovò difronte la pattuglia “Alfa 3”,chiamata da alcuni abitanti del posto, con a bordo Enzo Pontani e Luca Pollastri che descrivono Aldrovandi come un “invasato violento in evidente stato di agitazione” e sostengono di “essere stati aggrediti dallo stesso a colpi di karate e senza un motivo apparente” e chiedono per questo i rinforzi. Dopo poco tempo arriva in aiuto la volante “Alfa 2” con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto.
Inizia lo scontro tra i 4 agenti e Federico, una forte colluttazione che porterà alle 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo al momento dell’arrivo dell’ambulanza chiamata dagli agenti. La notizia della morte del ragazzo arriverà alla famiglia solo l’indomani mattina ;la madre osservando il corpo martoriato del figlio decise di reagire a questa ingiustizia. Inizialmente gli agenti vollero far passare Federico per un drogato ma, come dichiarerà la perizia legale “le sostanze rilevate dall’indagine tossicologica (alcool etilico, ketamina, morfina) non sono idonee nel determinare la morte“. A causare la morte di Federico è stata un’anossia posturale dovuta dovuta al caricamento sulla schiena di uno o più poliziotti durante l’immobilizzazione.
Infatti , dopo un lungo e tortuoso iter legislativo, il 21 giugno 2012 la corte di cassazione ha reso definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per “eccesso colposo in nell’uso legittimo delle armi” ai quattro poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri.
Una pagina cupa per le forza dell’ordine e per lo Stato Italiano, colpevole e responsabile della morte di un ragazzo di 18 anni. A 10 anni di distanza però le misure per prevenire atti di questo genere ancora non si vedono, è dell’aprile 2015 la notizia che per quanto riguarda i numeri identificativi alle forze dell’ordine l’Italia è maglia nera in Europa. E’ non è l’unica macchia; infatti il nostro paese è stato anche condannato per i tristi fatti della Diaz e per il trattament
i ai manifestanti da parte delle forze dell’ordine durante il G8 di Genova dove fu tortura secondo la Corte di Strasburgo e anche per la legislazione inadeguata a punire il reato di tortura.
Questa triste fatto però non deve diventare ragione di odio verso tutta la categoria delle forze dell’ordine, come è giusto che sia devono essere puniti coloro i quali abusano del loro potere ferendo o, come nel caso di Aldrovandi e molti altri putroppo, uccidendo poveri ragazzi innocenti.
Federico Aldrovandi, Ferrara, 25 settembre 2005, non lo uccise la morte ma due guardie bigotte.
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