30 anni dalla strage di Capaci: il racconto dell’attentato a Giovanni Falcone
Uno scenario di guerra, un'autostrada in macerie: il 23 maggio 1992 la strage di Capaci dove perse la vita il magistrato Giovanni Falcone
Giovanni Falcone, 53 anni. Sua moglie Francesca Morvillo 46. Gli agenti della scorta Antonio Montinaro e Rocco Dicillo 30, Vito Schifani 27. Le vittime di uno dei più brutali attentati di mafia della storia italiana.
Il 23 maggio 1992, nei pressi dello svincolo autostradale di Capaci, il Capo dei Capi Totò Riina decide di eliminare il magistrato, tra i protagonisti del Maxiprocesso con Paolo Borsellino, attraverso un atto eclatante, spettacolare.
Un esplosione studiata nei minimi dettagli: 500 chili di tritolo posizionati in una conduttura che attraversava le corsie autostradali. Un’attenzione meticolosa nel monitorare il viaggio di Falcone e delle sue due auto di scorta: tre Fiat Croma per un totale di 7 uomini della scorta, la moglie e lo stesso magistrato.
Alle 17,56 una potentissima deflagrazione distrugge il tratto autostradale creando un vero e proprio scenario di guerra. La prima auto, la Croma marrone nella quale viaggiavano gli agenti di scorta Montinaro, Dicillo e Schifani, è stata scaraventata a 150 metri dalla carreggiata opposta. La vettura di Falcone, invece, si è prima accartocciata, e poi aperta a metà. Gli unici a uscire indenni dall’attentato sono i tre uomini della scorta presenti nell’ultima auto, l’unica non blindata.
Una morte annunciata, quasi logica conseguenza, ma che dopo 30 anni lascia ancora sgomenti per ferocia e brutalità.
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