7° Arte #49: C’era una volta in America – Clessidre Rovesciate
Ultimo lavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America è un film del 1984 e considerato da molti uno dei più belli e importanti della storia del cinema. La pellicola è l’epilogo della “Trilogia del Tempo” del regista italiano
Insieme a C’era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971), C’era una volta in America è un film del 1984 che compone la Trilogia del Tempo. I tre film sono gli ultimi lavori di Sergio Leone, rimpianto regista e sceneggiatore italiano che ha portato il suo cinema nella storia e nel mondo.
C’era una volta in America: la versione ridotta che danneggiò il film
Il film presenta duplici realtà fin dalla sua travagliata realizzazione durata più di 10 anni. Sebbene non ebbe inizialmente un gran successo al botteghino, è oggi considerato uno dei film più belli di sempre, nonostante non abbia vinto alcun Premio Oscar. L’enorme fatica di Sergio Leone fu stroncata dalla produzione che ne tagliò gran parte del minutaggio, la versione statunitense infatti si compone di 139’ mentre la versione estesa, che include scene che Sergio Leone riteneva fondamentali ai fini della trama, è dilatata nella bellezza di 251’.
Ben oltre quattro ore di lungometraggio rendono C’era una volta in America un film unico e indelebile dalla storia del cinema globale. Un film che riesce a imporsi come mash-up di generi cinematografici come probabilmente nessun’altra pellicola ha mai fatto prima, affrontando tematiche quali l’uomo contro il tempo, i ricordi, la nostalgia, passando per l’amicizia e l’amore.
Molteplici tematica e un’unica emozione: la nostalgia
C’era una volta in America è infatti un agrodolce capolavoro che tocca molteplici corde attraverso l’infinito potere della Settima Arte. Una clessidra rovesciata raffigura la storia e la sceneggiatura di un film inizialmente snobbato e solo in seguito riconsiderato e apprezzato da critica e pubblico. Sergio Leone muore come persona ma sopravvive come artista, così come il cinema, capace di farci empatizzare con storie di epoche e mondi sia fantastici e reali.
Il film di Sergio Leone si sposta su tre linee narrative ambientate in altrettante date: 1920, 1933 e 1985. Se già con Quarto Potere di Orson Welles il cinema aveva mostrato il fascino del flashback per quello che era uno storytelling rivoluzionario e innovativo, C’era una volta in America fa dei salti temporali la sua forza, inviando messaggi forti accompagnati da nostalgia e sentimenti.
Flashback e Flashforward si mescolano come in Casablanca ma Sergio Leone va ben oltre l’andare avanti e indietro nella sua sceneggiatura. La storia si intreccia e si incastra come un enorme puzzle che mette a confronto la solitudine con l’amicizia, il crimine con la morale, l’amore con la violenza.
Sergio Leone “abbandona” il western per il gangster-movie
Sebbene Sergio Leone abbandoni per questa pellicola il genere a lui caro – il western -, C’era una volta in America è un’epopea gangster. Prima della Trilogia del Tempo, infatti, Sergio Leone fu conosciuto e apprezzato dal mondo cinematografico per la Trilogia del Dollaro di cui abbiamo già parlato con Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo.
Accordi sottobanco, gang rivali, sopravvivenza nel mondo della strada, aspetti analoghi a un altro grande capolavoro della storia del cinema: Il Padrino di Francis Ford Coppola. Un genere che farà poi suo Martin Scorsese con pellicole come Quei bravi ragazzi (1990) e The Departed (2006).
L’abilità alla cinepresa di Sergio Leone raggiunge l’apoteosi in C’era una volta in America grazie a una fotografia ispirata e una scenografia satura di una vecchia America ricordata. Il montaggio è il motore pulsante della pellicola, nodo tra le diverse linee temporali che si sovrappongono. Luoghi che cambiano nei tanti anni di distanza ma non cambiano nella rievocazione di ricordi e nel pulsare degli istinti che seguiranno.
C’era una volta in America è tratto dal romanzo The Hoods del 1952 e narra le vicende di David Aaronson, noto maggiormente come Noodles. Interpretato da un magnifico Robert De Niro, la dilatata storia affronta varie epoche e riaffiora gli episodi più importanti della vita dell’ebraico ragazzino criminale che nel corso del tempo diventa uomo della malavita neyworkese. Infine, rimasto solo e fuggito dalla malinconica New York, Noodles si ritroverà dinanzi a un ultimo grande compito affidatogli, una “lavoretto” verso il quale sarà impossibile tirarsi indietro, non per una questione di pistola ma per una questione di cuore.
Il proiettile del proibito
Il cinema in C’era una volta in America diventa proiettile del proibito. Significativo e toccante il modo in cui Sergio Leone racconta le vicende nell’epoca del proibizionismo, focussando la vita americana su una costrizione di sopravvivenza, mantenuta da colpi di pistola e omicidi. Esplode forte come un proiettile d’arma da fuoco la nostalgica e agrodolce America che quel c’era una volta vuole raccontarci. Una traiettoria ricca di rischi e imprevisti, il cui bersaglio cambia in base a logiche che spingono i personaggi a combattere contro la storia e i loro nemici.
L’intera Trilogia del Tempo è accompagnata dall’armonica nostalgica di quel genio chiamato Ennio Morricone. Compositore feticcio di Sergio Leone, in C’era una volta in America la colonna sonora è sempre presente e determinante, accompagnata anche da un arrangiamento del celebre brano Yesterday dei The Beatles.
Le quattro ore della versione estesa di C’era una volta in America scorrono come la sabbia di una clessidra, lenta e ineluttabile. Una clessidra rovesciata da un’ingiustizia industriale che mirò all’anima del prodotto, fornendo al pubblico un’opera incompleta e insoddisfacente, più che dimezzata nella durata e completamente distrutta nel sottotesto. Ma come il tempo che tanto è protagonista del film, il tempo stesso ha dato ragione a questa pellicola, definendola solo dopo tanti anni quel “capolavoro” che oggi è ancora un punto di riferimento del mondo del cinema e una delle opere più belle e toccanti mai realizzate.
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