Cina e Stati Uniti, bagarre tra le delegazioni diplomatiche in Alaska
Il primo incontro diplomatico tra le delegazioni di Cina e Stati Uniti dell’era Biden finisce in una vera e propria baraonda. Attoniti i giornalisti presenti
Anche in Alaska il clima può diventare rovente. È quanto è accaduto ad Anchorage, durante il primo incontro diplomatico fra Cina e Stati Uniti dopo l’elezione di Biden. Dopo i convenevoli di forma, la situazione è degenerata rapidamente, con un lungo scambio di accuse durate oltre un’ora. Facevano parte della delegazione americana Anthony Blinken, il Segretario di Stato, e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale. Per la delegazione cinese, invece, erano presenti Yang Jiechi, un diplomatico veterano e Wang Yi, il Ministro degli Esteri cinese. Questo incontro era molto atteso perché avrebbe segnato uno spartiacque dopo anni di gelo e guerra commerciale voluti dall’amministrazione Trump.
Un incontro molto poco diplomatico
I diplomatici della Cina sono stati sin dall’inizio molto aggressivi. Tanto che sia i diplomatici americani che i giornalisti presenti on si aspettavano un comportamento del genere. Secondo il protocollo concordato tra le parti, ciascuno dei diplomatici avrebbe dovuto tenere un discorso introduttivo di 2 minuti davanti ai giornalisti. Dopodiché questi ultimi sarebbero usciti per permettere il prosieguo dell’incontro vero e proprio. Hanno iniziato gli americani, che si sono attenuti ai tempi prestabiliti. Il discorso di Blinken è stato cordiale, ma al tempo stesso fermo.
A detta di Blinken, gli USA sono molto preoccupati per come la Cina stia gestendo la situazione ad Hong Kong, Taiwan e nello Xinjiang, per gli attacchi hacker compiuti da gruppi cinesi e dalla guerra economica scatenata contro paesi alleati degli USA. C’è anche da dire che pochi giorni fa gli USA avevano approvato sanzioni economiche verso 24 funzionari cinesi a causa del loro intervento nella riduzione delle libertà democratiche ad Hong Kong. Cosa che di certo non ha aiutato a distendere il clima, già pesantemente compromesso tra USA e Cina.
A quel punto, Jiechi ha risposto con un discorso lungo 20 minuti, comn parti in cinese e parti in inglese, accusando gli Stati Uniti di voler fare ingerenza nella politica interna della Cina. Secondo jiechi, gli USA non hanno il diritto di accusare la Cina per violazione dei diritti umani e che dovrebbero concentrarsi sui loro problemi interni. Come il razzismo sistemico. Inoltre, ha criticato il modello democratico americano arrivando ad affermare che la stragrande maggioranza dei paesi del mondo non si rivedono nei princìpi democratici cari agli USA.
Jiechi ha anche consigliato agli USA di rivedere la loro immagine di smetterla di promuovere la loro democrazia nel resto del mondo. In un crescendo di parossismo e delirio, Jiechi ha affermato che mentre negli USA i cittadini sono scontenti della democrazia americana, in Cina i sondaggi danno il gradimento dei leader a livelli stratosferici. E qui sarebbe inutile commentare dicendo che in Cina l’informazione è proprio in mano al Governo, e che i sondaggi non fanno eccezione.
La replica americana alla Cina
La risposta di Blinken è stata pacata e dal taglio decisamente più adatto ad una bilaterale tra Cinae Stati Uniti. “Facciamo errori. Abbiamo rovesciamenti e facciamo passi indietro. Ma nel corso della nostra storia abbiamo affrontato queste sfide in maniera aperta, pubblica, trasparente, non abbiamo cercato di ignorarle o di fingere che non esistano. A volte è doloroso. A volte è terribile, ma ogni volta ne usciamo più forti, migliori, più uniti come paese”.
Infine, citando proprio Joe Biden, Blinken ha concluso dicendo: “Non è mai un bene scommettere contro l’America“. A quel punto i giornalisti sono stati fatti accomodare fuori e i colloqui sono iniziati, non prima di un battibecco per decidere chi avesse l’ultima parola. A quel punto i diplomatici hanno accusato quelli cinesi di aver imbastito un teatrino, prima di iniziare i lavori. Al momento non è ancora del tutto chiaro il perché i diplomatici cinesi si siano mostrati così aggressivi. Di solito, le performance diplomatiche particolarmente esagerate sono indirizzate al pubblico domestico. E non è certo un mistero che ai cittadini cinesi faccia piacere vedere i propri diplomatici affrontare gli americani a muso duro. Propaganda insomma. E poi ci sono questioni personali: Xi Jinping aveva accusato Yang di essere troppo morbido con gli USA.
Ed è anche probabile che con questo show, la Cina abbia voluto mettere in chiaro che difficilmente le cose potranno tornare com’erano prima dell’era Trump. Sta di fatto che le relazioni diplomatiche tra gli USA di Biden e la Cina di Trump iniziano decisamente male. Lo stesso Biden non sembra intenzionato ad allentare troppo la guerra commerciale con la Cina, anche se intende collaborare su alcune questioni.
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