Ancora tensioni in Siria: la controffensiva turca mette in ginocchio il paese
Le tensioni degenerano in Siria dopo l’invio di un raid aereo, Erdogan scaglia la sua controffensiva e i civili sono in fuga verso l’Europa
Grave escalation di violenza a Idlib, regione del nord-ovest della Siria, dove da settimane sono in corso duri scontri tra le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia. L’attacco di un raid aereo inviato ieri dall’esercito di Bashar al Assad ha provocato la morte di 33 soldati turchi. La Turchia ha così lanciato una controffensiva provocando la morte di 329 soldati siriani. In queste ore il capo della comunicazione della presidenza turca, Fahrettin Altun, ha fatto appello alla comunità internazionale al fine di imporre una “no fly-zon” che salvaguardi i civili.
“Milioni di civili vengono bombardati da mesi dal cielo” ha fatto sapere Altun. “Le infrastrutture, comprese scuole e ospedali, vengono prese di mira sistematicamente dal regime. Un genocidio sta avvenendo lentamente sotto i nostri occhi”.
Le tensioni non hanno risparmiato i civili. Secondo l’Onu sono 950mila le persone sfollate in Siria. Colpiti anche 10 scuole e asili. Dall’Unicef l’allarme di dodici vittime tra i bambini e altre tre tra gli insegnanti, 40 i feriti. Nel frattempo fonti governative fanno sapere che la Turchia non intende bloccare più alle sue frontiere i rifugiati siriani che intendano recarsi in Europa.
Erdoğan ha richiesto d’urgenza le consultazioni sull’escalation di violenza. Il presidente della Turchia si è appellato all’articolo 4 del trattato di Washington, secondo il quale ogni alleato può richiedere consultazioni se ritiene che sussistano minacce alla propria integrità territoriale indipendenza politica o sicurezza. Il segretario generale della Nato, Stoltenberg, ha disposto per oggi la convocazione del Consiglio del Nord Atlantico.
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