Antetokounmpo da leggenda: l’ascesa del semi-dio greco
Eletto Mvp delle Finals, Antetokounmpo spazza via i Suns ed entra definitivamente nella storia del gioco vincendo il suo primo anello
Alla fine è successo, Giannis Antetokounmpo ha vinto il suo primo titolo Nba. Lo ha fatto nel modo più spettacolare possibile segnando 50 punti sul parquet di casa, chiudendo una delle migliori prestazioni della sua carriera nella partita più importante della sua vita.
Con la vittoria di stanotte, il due volte MVP della regular season, ora anche MVP delle Finals, ha chiuso definitivamente un cerchio, un cerchio aperto dalla sua famiglia in Nigeria quando Giannis non era neanche nato. La storia di un predestinato che non dovrebbe neanche essere lì, sul tetto della lega sportiva più affascinante al mondo.
La storia del semi-dio greco è una di quelle storie che solo uno sport come il basket, o meglio l’Nba, sa regalare perchè dietro questa lega c’è una magia che rende l’impossibile possibile e lo straordinario ordinario. La famiglia Antetokounmpo, scappata dalla Nigeria nel 1992, non avrebbe neanche dovuto avere l’opportunità di far giocare i propri figli a basket, figuriamoci quella di vedere tre di loro all’apice del professionismo sportivo nella terra dei sogni.
La storia di un predestinato che per tutta la vita ha combattuto contro i pregiudizi delle persone che lo circondavano semplicemente facendo quello che più ama fare: giocare a basket. Arriva in Nba nel draft del 2013 da semi sconosciuto, chiudendo il suo primo anno con una media di 6.8 punti a partita ma twittando una frase che avrà del profetico: “Non lascerò mai la squadra e la città di Milwaukee fin quando non costruiremo una squadra da titolo“.
Gli anni passano e i Bucks, tassello dopo tassello, costruiscono una squadra competitiva, un roster che permetta a Giannis di esprimere al meglio la sua potenza fisica mettendolo sempre nelle condizioni di dominare sopratutto nel “pitturato“. Arriva il primo premio di MVP e l’investitura di uno dei più grandi di sempre: Kobe Bryant.
Il 25 giugno 2019 il Black Mamba segnava la strada di “The Greek Freak“, da lì Giannis ci proverà per i due anni successivi ma, in entrambe le occasioni e nonostante il miglior record della lega, il cammino di Milwaukee ai play off si ferma prima del previsto. Antetokounmpo capisce che è arrivato il momento di cambiare il suo gioco, troppo da solista per poter puntare realmente al titolo.
I Bucks lavorano così tanto al gioco che la squadra sembra aver cambiato totalmente pelle. Questo cambiamento eleva il gioco dei compagni intorno al gigante greco che, non ha caso, abbassa la sua media punti (giocando meno minuti rispetto agli anni precedenti) non influenzando però i successi della squadra.
Si arriva così alle Finals, dove la squadra supporta a meraviglia la sua stella tanto da “oscurarlo” in alcuni momenti per poi farlo riapparire nel momento di maggiore pathos. Antetokounmpo nelle ultime 3 gare nella serie si è caricato letteralmente la squadra sulle spalle segnando più di 40 punti in gara 4 e 5 e chiudendo definitivamente gara 6 con 50 punti sui 105 complessivi di squadra.
Il suo gioco non sarà quello dei Lebron, dei Curry o dei Durant ma Giannis Antetokounmpo è il perfetto spot di questo gioco: un ragazzo che dal niente è arrivato sul tetto del mondo solo ed esclusivamente grazie alle sue immense qualità, al lavoro costante in palestra e ad una forza d’animo da vero campione.
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