14 Novembre 2017 - 11:37

Apocalisse Italia: ora bisogna ripartire. Ma da chi?

Italia

È l’anno zero per l’Italia: Buffon, Barzagli e De Rossi dicono addio. ll CT non si è ancora dimesso, ma è questione di ore…

Minuto 94 e 39 secondi: Florenzi sta per battere l’ultimo calcio d’angolo della partita, quello che può decidere il destino dell’Italia. Fallimento o supplementari, nessuna via di mezzo. Alessandro bacia la palla, lo fa più volte, con la speranza di un miracolo. Questo però non si avvera, perché Chiellini è in fuorigioco e il signor Lahoz (dopo alcuni rigori non concessi) fischia la fine della partita. 0-0 e fuori dal Mondiale.

Ed è qui che inizia la fine dell’Italia: la fine di (S)Ventura da commissario tecnico, la fine piena di lacrime di Buffon, De Rossi e Barzagli (ultimi reduci del Mondiale 2006, ormai solo un ricordo lontano) e la fine dei sogni di un popolo che, dopo 2010 e 2014, vede materializzarsi l’incubo più grande: non essere qualificati ad un Mondiale.

Dalla Spagna alla Svezia: il fallimento in 2 mesi

Alzi la mano chi al sorteggio dei gironi avrebbe immaginato una simile “Apocalisse“, così definita da Carlo Tavecchio. Vero, avevamo la Spagna nel girone ma, vedendo le avversarie, chiunque forse si sarebbe aspettato di giocarsela fino allo scontro diretto di Madrid. Quello scontro che Ventura si è giocato con il 4-2-4 spregiudicato e dove ha avuto inizio il suo fallimento. Dopo quel 3-0, l’Italia non è mai più riuscita a superare la quota di un gol a partita e le prestazioni sono state sempre più scadenti. Con Israele e Albania arrivarono due 1-0 risicati e sofferti, contro la Macedonia addirittura un 1-1 in casa e i campanelli d’allarme suonavano senza sosta.

Al sorteggio dei play-off è capitata la Svezia. Senza Ibra, la squadra di Antonsson si è dimostrata brava difensivamente grazie al nulla degli azzurri all’andata, mentre al ritorno si è difesa soprattutto grazie alle continue (inutili) palle alte calciate dai nostri per il forcing finale. Per il resto, hanno realizzato 2 tiri e mezzo verso la porta di Buffon. Il mezzo tiro, è quello di Johansson (uscito ieri per un grave infortunio al ginocchio), deviato da De Rossi e finito alle spalle dell’ex Gigione Nazionale. Il gol decisivo, quello fatale per noi.

L’Italia ha giocato con il cuore e non con le idee. Nell’assalto finale, Chiellini si è re-inventato terzino (facendo meglio di Darmian) e gli innesti di Belotti, El Shaarawy e Bernardeschi sono state qualità aggiunte ma anche loro hanno agito come il resto della squadra.

Olsen ha compiuto solo una grande parata, quella su Immobile nel primo tempo. E la traversa colpita, arriva da una deviazione di Lustig su cross di Florenzi. Certo, i rigori su Parolo e Darmian col VAR sarebbero stati concessi (così come quelli agli svedesi) ma non è su questo che ci si deve appellare dopo una debacle così grande.

Il fallimento non è solo calcistico, ma anche economico per il Paese: vanno in fumo soldi tra sponsor, diritti TV, merchandasing e premi FIFA. Una vera apocalisse di milioni di euro buttavi via in 180 minuti.

Il futuro: resta Bonucci (e Chiellini?), giovani alla riscossa

Tra oggi e domani si deciderà il futuro della Nazionale Italiana di calcio. In primis, la riunione tra Tavecchio e i suoi collaboratori. Non sarà presente Ventura, nonostante si parlerà di lui e del suo destino. Il presidente si è detto deluso e amareggiato per quanto è accaduto e si è preso 24 ore per decidere.

I nomi sul tavolo per il futuro ci sono: Mancini, Ancelotti, Allegri e il ritorno di Conte. L’idea sarebbe quella di portare Di Biagio dall’Under 21 alla Nazionale maggiore come traghettatore fino a luglio. Successivamente dovrà iniziare un nuovo ciclo, una nuova era che vedrà l’Italia ripartire dal basso, sempre una fascia sotto il top e la risalita, come nel 2014, sarà dura.

A guidare il gruppo sarà Leonardo Bonucci, forse insieme a Giorgio Chiellini, che non ha ancora chiarito se la partita di ieri è stata l’ultima o meno. E poi? Il futuro è nelle mani (o nei piedi, come preferite) dei giovani: da Florenzi a Insigne (ieri 90′ in panchina), passando per i già citati Bernardeschi, El Shaarawy e Belotti. Senza dimenticare Gigio Donnarumma, designato erede di Gigi. Toccherà a lui difendere i pali per molti anni, insieme a Mattia Perin.

C’è da lanciare giocatori come Caldara, Rugani, Spinazzola, Pellegrini e il figlio d’arte Federico Chiesa. Stanno sbocciando anche Bryan Cristante e Niccolò Barella e l’ultimo oriundo della storia, il romanista Emerson Palmieri. Infine, menzione per Jorginho: il centrocampista del Napoli si è dimostrato all’altezza per essere il titolare nella Nazionale. Ma Ventura l’ha capito solo alla fine.

Si dovrà ripartire, dovrà iniziare una nuova era e dovrà essere una nuova Apocalisse italiana. Positiva, si spera.

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