30 Luglio 2019 - 12:50

Autonomia e giustizia, nuova tensione Lega-Movimento 5 Stelle

isis Luigi Di Maio

Lo scontro tra Di Maio e Salvini si ripercuote anche su autonomia e giustizia. Ormai i due leader di Movimento 5 Stelle e Lega sono ai ferri corti

Non si parlano più. Non si sentono più. Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno ufficialmente concluso la propria “relazione”. La nuova tensione tra Lega e Movimento 5 Stelle, ormai ai ferri corti, si è acuita sotto il profilo di una nuova questione: quella riguardante autonomia e giustizia. Dal canto suo, il leader leghista risponde con serenità e goliardia, a testimonianza della propria forza rispetto ai sondaggi. Il leader pentastellato, invece, non riesce a fare a meno di arrabbiarsi.

L’atteggiamento della Lega è insopportabile. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro e dobbiamo fare un accordo. Ogni volta. Il MISE ha fermato Siri che ha provato sull’eolico a fare business con la mafia. In questo momento il partito unico non vede l’ora di far cadere il Governo. A me farebbe pure comodo perché nonostante la regola dei due mandati resterei comunque il capo politico, ma penso ai risultati da ottenere da qui a Dicembre.” ha dichiarato Di Maio.

Questa potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Ma Salvini risponde sempre con il suo fare “zen“, a testimonianza di avere la situazione in pugno e di essere consapevole di avere lui, questa volta, il coltello dalla parte del manico.
Potrò non essere simpatico, ma mi chiamo Matteo.” ha dichiarato lo stesso politico della Lega.

A questo punto, il piano già messo a punto dal leader della Lega sembra essere stato portato a compimento definitivamente. Come farà il Movimento 5 Stelle a risollevarsi da queste continue brutte batoste? Attenzione, perché qui potrebbe entrare in campo una forza finora sottovalutata.

Il ritorno del “Capitano” a 5 Stelle

Da che cosa potrebbe mai passare la rinascita del Movimento, se non dal suo fondatore? Beppe Grillo è stanco, vede tutto ciò che ha creato crollare miseramente sotto i colpi di una malandata gestione targata Di Maio. E medita anche rivoluzioni estreme. Infatti, il guru non ha mai nascosto la sua eterna simpatia per Alessandro Di Battista. Certo, Luigi Di Maio è il “ragazzo del popolo”, quello che tutti vorrebbero nelle proprie case. Ma quando c’è stato da usare il pugno di ferro, ha spesso e volentieri risposto picche. E questo è un grave errore, soprattutto in politica.

La mossa estrema, dunque, passa dal cambio di leader. Di Maio cede il passo a Di Battista. Il problema, però (e Grillo ne è a conoscenza), è che Salvini è troppo furbo. Sa benissimo che Di Battista gli darebbe filo da torcere un giorno sì e l’altro pure, così ha deciso di puntare sugli ultimatum. Naturalmente, il far cadere il Governo gioca tutto a suo vantaggio, in quanto ora avrebbe sì la forza di governare come leader del centrodestra e guidare la sua “corazzata” formata anche da Forza Italia e Fratelli D’Italia.

A questo punto, però, per il Movimento 5 Stelle non cambierebbe assolutamente nulla. Ogni giorno, nel Governo, si trova ad affrontare un gioco “vinci-perdi” dove spesso il partito occupa la seconda parte. A meno che non si riesca a trovare il modo di portare a termine i cinque anni di legislatura, dunque, la strada più percorribile sarebbe quella di una rinascita.

Non più targata Luigi Di Maio, ma Alessandro Di Battista. Certo, l’immagine del politico è molto meno rassicurante. Ma dagli alti piani del partito sono ormai stanchi di questo tira e molla con il leghista. E farebbero di tutto pur di ritornare alla propria identità iniziale.