24 Novembre 2017 - 16:10

Switch-off al digitale terrestre, ai nostri microfoni i big della comunicazione

digitale terrestre

Switch-off al digitale terrestre di nuova generazione Dvb-T2, 40milioni di apparecchi televisivi da rottamare, Intelligenza artificiale  e algoritmi per creare una tv personale All’università di Salerno ne hanno discusso i più importanti broadcaster italiani: Rai, Sky, Rti Mediaset Group, Publitalia ’80, Mpeg, Rtl 102.5, Hd, TivùSat

 

Nell’era della quarta rivoluzione industriale, il mondo delle televisione sta vivendo profondi cambiamenti di prodotto e di tecnologia. Lo switch off al Dvb-T2 è previsto entro il 30 giugno 2022, quando le attuali  trasmissioni del digitale terrestre saranno spente in favore del nuovo standard di trasmissione, rendendo obsoleti gli apparecchi televisivi.  E ancora intelligenza artificiale e algoritmi per creare una tv “personale”, con programmi su misura nell’intento di creare forme di intrattenimento innovative e di stimolare una relazione più diretta e informata con il proprio pubblico, attraverso un utilizzo sinergico delle moderne tecnologie digitali e fonti informative, per comprendere i gusti e catturare l’interesse del pubblico.

Le università di Salerno e del Sannio, attraverso le esperienze dei principali attori dell’industria televisiva (Rai, Sky, Rti Mediaset Group, Publitalia ’80, Mpeg, Rtl 102.5, Hd, TivùSat), si interrogano nel tentativo di delineare gli scenari tecnologici e il contesto operativo in cui audience engagement, ubiquità, IoT, big data e data science possano definire una nuova “esperienza utente” più coinvolgente e diffusa, in grado di superare i confini dello schermo tradizionale e proiettarsi verso l’universo digitale.

La giornata di studi, trascorsa giovedì 23 novembre 2017, a partire dalle ore 10.30 presso il teatro di ateneo del campus di Fisciano, è stata organizzata dal Dipartimento di Scienze Aziendali, Management e Innovation Systems e dal Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università di Salerno  e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Sannio.

“Qualche giorno fa, soprattutto su alcuni quotidiani online, è passata la notizia che dal 2020, a causa dei nuovi standard del digitale terrestre, si dovranno rottamare circa 40 milioni di televisori perché inadatti alle nuove tecnologie – spiega il professor Annibale Elia, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione – Una notizia scaturita dalla lettura della Legge di Bilancio, che prescrive il passaggio al digitale terrestre di nuova generazione (Dvb-T2). Si prevede l’acquisto di nuovi decoder e incentivi governativi per supportarlo. Ma che significa questo riallineamento tecnologico della televisione ai nuovi standard europei? Per capirci qualcosa vale la pena partecipare alla giornata di studi sulla Televisione 4.0, cioè sulla trasformazione digitale nel mondo della TV”.

Il mondo della ricerca scientifica, delle scienze della comunicazione e delle tecnologie informatiche si confronta con esperti tecnologi italiani: Leonardo Chiariglione (MPEG), Massimo Bertolotti e Ciro Gaglione (Sky Italia), Marco Pellegrinato (Mediaset), Confalonieri (Publitalia ’80), Pedro Valiente (TivùSat), Alberto Messina (RAI), Eugenio La Teana (RTL 102.5), Piero Altoè (HPC/DL NVIDIA), Andrea Fravega (NTT DATA Italia). Note conclusive a cura di Luigi Troiano (UniSannio). Sponsor interessati: E4, NVIDIA e NTTData.

“Cosa sta accadendo nel mondo delle televisioni? Che futuro ci sarà per il digitale terrestre? – continua Annibale Elia – Dall’Osservatorio di Scienze della Comunicazione, semplificando un po’, emerge che il pubblico giovane e giovanissimo non segue quasi più nessuna televisione “classica”, preferendo costruirsi il proprio palinsesto via pc e mobile, sia per le news che per l’intrattenimento: streaming, download, youtube e aggancio ai social. In Italia, le televisioni, grazie a nuovi standard tecnologici, vogliono adeguarsi a questo trend, rendendo i programmi più interattivi, più a contatto diretto con un pubblico che sa cercare in rete quello che gli piace di più. Per incontrare il futuro sarà necessario cambiare radicalmente la struttura tecnologica, perché 4.0 è la formula che indica in generale un web attento alle esigenze dei navigatori, capace cioè di risposte “personalizzate”. Non dimentichiamo che il web 2.0 è quello dei social, in cui gli utenti partecipano con i propri contenuti agli scambi presenti in rete, mentre il web 3.0 è quello che arricchisce di “significato” l’immensa mole di lettere e numeri che riversiamo in rete quando carichiamo miliardi di testi e discussioni, piene di parole, frasi e discorsi, che, per il vecchio mondo del web 1.0, non sono altro, appunto, che sequenze di lettere e numeri senza alcun significato. Se a questo cocktail già esplosivo aggiungiamo altri miliardi di immagini fisse e in movimento, che vanno indicizzate, riconosciute, classificate e rese significative, abbiamo una prima idea delle trasformazioni che ci aspettano. Ma non basta, però. Una volta realizzata la trasformazione tecnologica, la sfida sarà caratterizzata dalla competizione tra i produttori di nuovi contenuti  da veicolare nelle rinnovate forme televisive, più socialmente interattive. Il televisore, che è già passato dalla forma di una scatola a quella di uno schermo piatto, che fine farà?”. 

“La collaborazione dei tre dipartimenti sottolinea la necessità di una congiunzione ibrida e multi-disciplinare  rispetto a questo tema, ribadendo ancora quanto la TV sia un fenomeno vivo, ma in profonda metamorfosi – sottolinea il professor Vincenzo Loia, Direttore Dipartimento di Scienze Aziendali, Management e Innovation System – UniSa – L’evoluzione dei media e l’esplosione dell’era dell’Internet of Things apre a nuovi scenari. Gli standard tecnologici stanno trasformando il televisore in un device intelligente (non a caso si parla di Smart TV) connesso o iper-connesso con l’utenza. La qualità dell’immagine e la possibilità di aumentare il coinvolgimento emozionale e decisionale dello spettatore porta i broadcaster a predisporre nuovi paradigmi di offerta attualmente embrionali rispetto alla capacità di esplorazione tecnologica. Per questo il concetto di media freddo storicamente associato alla TV sta mutando insieme a trasformazioni epocali, che vedono la crescita del pubblico digitale nativo da un lato, e la disponibilità di dati personali che possono intervenire nella personalizzazione di contenuti anche tramite un coinvolgimento oggi ancora troppo limitato da tecniche inadeguate quali l’Auditel”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *