5 Dicembre 2020 - 16:43

DPCM natalizio e bagarre in aula: ecco perché le proteste sono immotivate

dpcm Camera

I DPCM non richiedono passaggi parlamentari per essere approvati e non vanno presentati davanti alle Camere. Il Governo rende conto del proprio operato, ma è autonomo nelle scelte. Ennessima sceneggiata politica.

Il centrodestra non ha gradito la decisione di Giuseppe Conte di presentare il nuovo DPCM in conferenza stampa. Per tutta risposta, i parlamentari del centrodestra, guidati da un’inferocita Giorgia Meloni, hanno deciso di occupare l’aula della Camera, rendendo necessaria la sospensione dei lavori e una sanificazione degli ambienti causa assembramento.

Come spiega la stessa Meloni in una serie di dirette su Facebook, il centrodestra lamenta ancora una volta la scelta da parte del Governo di non tenere in considerazione l’opinione delle opposizioni, così come la scelta sbagliata, a loro dire, di presentare il nuovo DPCM in conferenza stampa invece che in Parlamento. Peccato che si tratti di argomentazioni del tutto prive di fondamento.

Innanzitutto, se da una parte è vero che il Governo deve rendere conto del proprio operato al Parlamento, dall’altra è altrettanto vero che il Governo è autonomo dal punto di vista decisionale. Il Parlamento non può intervenire nelle scelte del Governo, come quest’ultimo non può interferire nei lavori in aula, in virtù del principio della separazione dei poteri dello Stato. Inoltre, i DPCM sono atti che per loro natura non richiedono alcun passaggio parlamentare. Pertanto non esiste alcuna ragione concreta per la quale il Governo debba presentare un DPCM (o un decreto ministeriale) davanti alle Camere invece che in conferenza stampa. Al massimo, il Governo riferisce in Parlamento dei contenuti del DPCM, motivando le scelte adottate, qualora il Parlamento lo ritenga opportuno.

Il Governo ha il potere di prendere le proprie decisioni in piena autonomia, decidendo laddove lo ritenga opportuno, di coinvolgere altri attori istituzionali. Non a caso, oggi il Governo ricorre sempre più alla Conferenza Stato-Regioni, e non solo per decidere i contenuti dei DPCM. In altri termini, le più alte amministrazioni dello Stato (Ministeri e Presidenza del Consiglio) si riuniscono con le amministrazioni regionali per arrivare a prendere decisioni largamente condivise. Il Parlamento non può partecipare per un motivo semplicissimo: non è un’amministrazione.

Il Parlamento è il luogo dove si dibattono i temi politici e le problematiche del Paese, nonché il luogo in cui vengono approvate, modificate o abolite le leggi dello Stato. Alle Camere spettano anche altri compiti, perlopiù di vigilanza e controllo, ma non l’esecuzione delle leggi. Sono le amministrazioni che attuano le leggi, e per farlo emanano atti, tra cui anche i DPCM. Anzi, accade spesso che l’attuazione di una legge richieda appositi decreti attuativi: decreti ministeriali che contengono norme e requisiti tecnici. I DPCM funzionano allo stesso modo: partendo dalle norme generali e astratte contenute nelle leggi dello Stato (puntualmente richiamate) introducono regolamenti specifici e di immediata attuabilità.

Dettagli tecnici a parte, affermare che le opposizioni non siano state coinvolte è assolutamente falso. Il centrodestra governa la maggior parte delle Regioni e i rispettivi governatori sono tenuti a partecipare alle Conferenze Stato-Regioni. E ovviamente, anche i leader del centrodestra partecipano ai lavori, seppur da dietro le quinte. Nessuno è all’oscuro di niente, al di là di quello che si vuol far credere. La bagarre alla Camera è solo un teatrino: il centrodestra vuole far credere ai propri elettori che il Governo fa tutto da solo, ma soprattutto, che anche le nuove restrizioni sono state decise solo ed esclusivamente dal Governo. Ma in realtà hanno partecipato ai lavori, almeno a livello Regionale, e hanno dovuto ingoiare decisioni sgradite al loro elettorato.