9 Giugno 2021 - 15:00

ESCLUSIVA – Riccardo Mancini (Dazn): “Italia seconda solo alla Francia, Benzema? Arma a doppio taglio”

Riccardo Mancini

Intervista esclusiva a Riccardo Mancini, una delle voci più riconoscibile del panorama calcistico italiano

Riccardo Mancini è una delle voci di punta di Dazn. Si destreggia tra telecronache di Serie A, Serie B non tralasciando mai il suoi primo “amore”: il calcio internazionale. Comincia la sua carriera giornalistica con con Tuttomercatoweb ma è dal 2011 che inizia a prestare la sua voce per raccontare il calcio direttamente dallo stadio.

La prima esperienza di telecronaca arriva con Sky Sport dove racconta la Serie B per due stagioni prima di passare al calcio europeo con l’approdo in Italia di Fox Sport che lo porta a commentare le finali delle coppe nazionali inglesi direttamente a Wembley.

Dal 2018 approda nella neonata redazione di Dazn Italia dove tutt’oggi racconta il meglio del calcio italiano e internazionale con il suo stile inconfondibile.

L’INTERVISTA

Partiamo dall’ultima partita che hai commentato ovvero la finale play off di Serie B tra Venezia e Cittadella. L’impressione, almeno la mia, era che il Cittadella potesse davvero fare l’impresa. Dallo stadio si percepivano le stesse sensazioni?

Nella finale di ritorno avevo avuto la sensazione che il Cittadella fosse entrato in campo con la mentalità giusta e, infatti, ha fatto la partita sin dai primi minuti e la sensazione era quella che davvero poteva farcela. Gli servivano due gol, ne fa uno a metà primo tempo e il Venezia va in totale confusione e allora lì, il Cittadella, inizia realmente a crederci. Poi, secondo me, il Venezia è stato bravo a “tenere botta”, facendo un gioco diverso da quello giocato tutto l’anno. Vista l’espulsione di Mazzocchi si è dovuto adattare ed è uscita fuori la grandezza di questa squadra, il gran lavoro di Zanetti. Il Cittadella nella partita singola, forse, avrebbe meritato di più rispetto al Venezia che però ha avuto l’handicap dell’espulsione“.

Nonostante la giovane età hai alle spalle un sacco di esperienze importanti: da Tuttomercatoweb a Sky Sport 24 passando per Fox Sport e ora Dazn. Quale esperienza, secondo te, ti ha segnato di più nel tuo percorso lavorativo?

Io non credo che ce ne sia una. In questi casi può sembrare retorica ma è vero, ognuna mi ha dato la possibilità di crescere. La scalata è partita da Tuttomercatoweb, dove sono diventato pubblicista, e tutte le esperienze mi hanno lasciato qualcosa. Tutte le persone che ho incontrato lungo il mio percorso mi hanno dato qualcosa e mi hanno dato l’opportunità di crescere. Io sono convinto di aver trovato le persone giuste al momento giusto, persone che mi hanno dato l’opportunità di fare un passo in più, di migliorarmi, di crescere sotto diversi aspetti dal lato umano a quello professionale“. 

Come è stato il salto dal giornalismo scritto con Tuttomercartoweb a quello televisivo con Sky?

Sono due mondi completamente diversi. Io ero abituato a scrivere comodamente da casa, avevo dei turni che rispettavo serenamente senza andare troppo oltre. Il giornalismo televisivo, invece, è totalmente un altro tipo di giornalismo dove devi saper “scrivere in modo televisivo”. Nella mia esperienza come stagista a Sky Sport 24 ho dovuto modellare il mio modo di scrivere adattandomi alle immagini, che poi è la differenzia sostanziale. È stato un salto importante che ha richiesto un periodo di adattamento iniziale ma, per fortuna, è andato tutto liscio“.

Il calcio internazionale è sempre stato una prerogativa per te sin da quando ti occupavi di calciomercato e poi successivamente raccontandolo direttamente dallo stadio. Ci puoi raccontare le sensazioni che hai provato passando nel giro di pochi anni dalla telecronaca delle partite del Gubbio a commentare una finale di Fa Cup a Wembley con Fabio Capello.

Sensazioni subito molto forti perchè ho iniziato a fare il telecronista per Sky quasi per caso. A loro serviva una persona che partisse dal centro Italia per seguire le partite del Gubbio e della Nocerina e, dopo la stage di 3 mesi, prendo la palla al balzo e propongo a Sky di ascoltare una mia telecronaca che a loro piace. Chiaramente per me commentare la Serie B per Sky, a 24 anni, era un grandissimo traguardo e, in quel momento, andare al Barbetti -stadio del Gubbio ndr. – mi sembrava di essere a Wembley d’avanti a 90mila persone. Poi crescendo commentare una partita in un grande stadio, con grandi squadre e soprattutto con un “talent” come Fabio Capello diventa l’obbiettivo da raggiungere.

La primissima volta che ho commentato una partita a Wembley è stato la Community Shield 2016 tra il Leicester di Ranieri, campione d’Inghilterra, e il Manchester United di Mourinho e Ibrahimovic. Ti dico la verità, nei primissimi momenti o nel periodo di avvicinamento alla partita, c’era un po’ di timore perché sai che hai vicino una leggenda del calcio come Capello che non ha peli sulla lingua ed è anche disposto anche a contraddirti in telecronaca. Poi fortunatamente è andata alla grande, abbiamo subito trovato l’intesa. È stato molto divertente oltre che emozionante. Arrivare il giorno prima a Londra, viversi la città, studiare le squadre sul posto, andare all’allenamento della vigilia e poi, soprattutto, l’avvicinamento allo stadio il giorno stesso con Capello sulla “Wembley Walk” che viene fermato ogni metro dai tifosi, ti lascia subito una sensazione incredibile“.

Questo è un altro tema molto interessante, come si fa a trovare la giusta alchimia con la tua spalla in telecronaca?

Da noi sia Fox Sport che su Dazn non ci sono coppie fisse. Io penso che l’intesa si crei prima di tutto al di fuori del campo, un pò come in uno spogliatoio dove l’intesa con i compagni si trova durante gli allenamenti, con le cene fuori e così via. Con Capello abbiamo vissuto l’avvicinamento alla partita, la viglia a Londra, la cena insieme dove si parla di calcio, si discute della partita, si danno le proprie opinioni e lì è il primo momento dove si crea la primissima intesa. Poi, allo stadio, l’obbiettivo di entrambi è quello di portare a casa un risultato per la propria televisione, si rema tutti dalla stessa direzione e l’intesa si crea un po’ da sé. La mia fortuna che con quasi tutti i “talent” sono molto amico anche al di fuori dell’ambito lavorativo, quindi si crea un’intesa in più che facilita anche il modo di interloquire in telecronaca“.

Cosa consigli ad un giovare ragazzo che come te sogna di raccontare il calcio in prima persona, quali sono gli step che ritieni imprescindibili per la crescita professionale di un “giovane giornalista”?

Il primissimo consiglio che mi sento di dare è quello di non mollare di fronte alle prime difficoltà, sembra una banalità ma non lo è. All’inizio per noi giornalisti che siamo arrivati a commentare il calcio a questi livelli ci sono stati momenti di difficoltà. Secondo me bisogna essere caparbi, sempre costanti nell’impegno, mai smettere di leggere i giornali e aggiornarsi costantemente non solo di calcio, come dice Mourinho “Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio”. Poi è chiaro che bisogna iniziare da qualche parte che, forse, è la cosa più complicata: iniziare a scrivere sul web, come ho fatto io, tanti hanno aperto un loro blog e poi piano piano provare, una volta accumulata la giusta esperienza, a “rompere le scatole” in maniera educata agli altri giornalisti che lavorano dove vorremmo arrivare noi e provare a capire se c’è possibilità di mettersi in mostra. Io credo che i giovani di oggi debbano avere la possibilità di mettersi in mostra, di far vedere il proprio talento. Questi sono un pò gli step da affrontare e poi serve anche la giusta dose di fortuna che non guasta mai“.

Passiamo ai prossimi Europei. Come vedi l’Italia e un tuo parere sulle convocazioni del ct Mancini: sono giuste o poteva portare qualcun altro? 

Io penso che sia difficile andare a commentare le scelte di un allenatore perchè è lui che studia il calciatore che poi è andato a scegliere. Io mi fido di lui, ho una stima incondizionata da tanti anni nei confronti di Roberto Mancini, ed ero convintissimo che avrebbe fatto così bene. Adesso arriva la prima prova del nove per lui, la prima competizione importante ed ha la possibilità di portare al termine questo percorso di crescita. Secondo me l’aspetto principale di Mancini è stato il coraggio perché, a memoria, non ricordo ct che hanno avuto il suo stesso coraggio e la sua stessa personalità. Era un anno zero quando ha iniziato e non era per niente scontato che andasse così.

Ha avuto il coraggio di mandare in campo i giovani, di sceglierli, l’ultimo in ordine di tempo è Raspadori che in Serie A ha fatto molto bene ad appena 20 anni. Quindi non mi sento di contestare e dire sarebbe stato meglio portare uno al posto di un altro, mi fido ciecamente di lui e sono convinto che farà bene anche all’Europeo perché è un grande allenatore e ha trovato la sua dimensione ideale con la Nazionale. Oltre ad aver valorizzato i singoli ha creato un gruppo solido partita dopo partita. Poi la mentalità, così come il concetto calcistico, fanno la differenza perché poi giochi bene e riesci a portare anche i risultati, non ricordo una nazionale così bella sotto tanti aspetti“.

Un pronostico secco, dove possiamo arrivare?

Stavo guardando ora il percorso possibile degli Azzurri e, secondo me, almeno ai quarti di finale l’Italia ci arriva. Sinceramente vedo poche nazionali più forti di questa squadra, c’è sicuramente la Francia e forse il Belgio. Martinez (ct Belgio ndr) ha avuto i suoi meriti e ha a disposizione gente che il pallone lo sa trattare e a calcio sa giocare molto bene, quindi attenzione al Belgio. Obiettivamente, Germania e Spagna non le vedo superiori all’Italia, occhio all’Inghilterra perchè è un bel gruppo pieno di giovani di talento e le Finale Four si giocheranno da loro. Wembley è sempre uno stadio che per gli altri diventa un ostacolo ulteriore e, invece, alla nazionale inglese aiuta spesso. Io vedo un Europeo giocato fino in fondo dagli Azzurri, magari mi sbaglierò, ma penso che possa davvero arrivare fino in fondo“.

La Francia, come organico, è indubbiamente la squadra più forte ma il ritorno di Benzema potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per Deschamps, sei d’accordo?

È sicuramente un fattore da gestire. Benzema può essere qualcosa di molto positivo perché nessuno può discutere le sue qualità ma, al tempo stesso, è un’incognita dal punto di vista dell’impatto sullo spogliatoio e qui dovrà essere molto bravo Deschamps a gestire una personalità forte come la sua che, però, credo arrivi con la mentalità giusta per raggiungere tutti insieme l’obiettivo“.

Passiamo al nostro campionato. Il covid, in un certo senso, ha rimescolato una pò le carte in Serie A rispetto agli anni precedenti dove la Juve l’ha fatta da padrone e, in alcuni casi, comprava i migliori giocatori delle rivali aumentando ancora di più il gap. L’anno prossimo si prospetta un campionato tanto affascinante quanto equilibrato visto anche i tanti cambiamenti sulle panchine.

Si, anche se quest’anno lo è stato. Al di là dello sprint finale dell’Inter, il Milan era in testa fino a gennaio e ha vinto il titolo di campione d’inverno. Diciamo che il covid, così come i tanti impegni ravvicinati, ha condizionato, e non poco, la preparazione delle partite della squadre coinvolte nella lotta per vincere il titolo ma anche per chi correva per l’Europa e per la salvezza. È stato un campionato anomalo senza ombra di dubbio. Ora, però, i valori delle grandi si sono livellati e non c’è più la squadra che ti ammazza il campionato come la Juve negli ultimi anni e questo certamente aumenta anche l’appeal della Serie A. Si sta delineando un campionato diverso dove anche le piccole possono andare a disturbare le grandi e quindi possono esserci delle sorprese che rendono il campionato molto più avvincente“.

Secondo te chi ha guadagnato di più dai cambi in panchina?

È veramente tosta. La prima che mi viene in mente è la Roma anche se c’è una grossa incognita su Mourinho perché si è fatto cacciare dal Tottenham nonostante era primo a dicembre e con una squadra che aveva investito tantissimo sul mercato. L’abbinamento però è molto interessante, Roma è una piazza molto calda e Mourinho è un allenatore che ha vinto tanto in carriera. Ce ne sono tante che possono fare bene, la stessa Inter che è passata da uno come Conte, abituato a vincere, a Simone Inzaghi che ha vinto qualcosina con la Lazio ma non ha avuto ancora modo di competere ad altissimi livelli. Però è un allenatore con idee, con i suoi concetti calcistici, bravo a lavorare con lo spogliatoio come ha dimostrato ampiamente con la Lazio nonostante non avesse una delle migliori rose del campionato. Sono curioso e affascinato anche da questo abbinamento e, certamente, per Inzaghi è l’occasione della vita“.

A parer mio, tutto starà in che tipo di rosa gli metteranno a disposizione. Perché puoi vendere Hakimi come puoi vendere Lautaro ma se li rimpiazzi in modo adeguato la rosa rimane super competitiva. 

Si, anche perchè Simone Inzaghi a differenza di un Mourinho che deve rifondare o anche di Sarri che, se va alla Lazio, deve comunque rivoluzionare così come Spalletti a Napoli, a differenza di questi lui deve “soltanto” proseguire un percorso e confermare quello che di buono ha fatto l’Inter lo scorso anno: il modulo è lo stesso, i giocatori dovrebbero essere gli stessi, al di là di Hakimi che potrebbe essere un grosso ritorno economico, non dico che abbia il compito più facile ma l’impronta è già molto importante. Poi un’altra variabile può essere la Juve di Allegri che conosce molto bene l’ambiente, ha vinto tantissimo, l’allenatore più importante degli ultimi decenni e anche questo abbinamento non è niente male”.

Ringraziandola per la disponibilità e la professionalità dimostrata, chiudiamo con un pronostico secco sulla prossima serie A.

Se dovessi fare una griglia metto l’Inter, anche senza mercato, ma subito dopo metto la Juventus sopratutto per Allegri che comunque sposterà tanto“.