11 Dicembre 2015 - 15:08

Fargo, dal film alla serie

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Speciale Fargo – La serie. Gli aspetti di Fargo, il film, che caratterizzano un thriller grottesco, e il passaggio alla serie TV

[ads1] Fargo, film del 1996 dei fratelli Coen è un film in cui sembra che tutto accada per caso e l’improbabilità degli eventi insieme al grottesco dei personaggi fanno da padroni in una vicenda tratta da eventi reali, come viene specificato all’inizio della storia, ma che risulta talmente assurda e tragicomica da lasciar credere che sia stato tutto volutamente costruito ad hoc.

fargo La vicenda racconta di Jerry Lundegaard (William H. Macy), gestore di una concessionaria, uomo dimesso e con scarsa personalità, succube del suocero, che ha impellente bisogno di liquidi e contatta due malviventi (Steve Buscemi e Peter Stormare), tanto maldestri quanto crudeli per inscenare un finto rapimento della moglie e ottenere i soldi del riscatto.

Ovviamente tutto sfuggirà di mano, sia a lui che ai due uomini assoldati per il colpo. La neve del Minnesota si macchierà di sangue più volte coinvolgendo anche degli innocenti, ma in nessun momento l’elemento grottesco e tragicomico verrà meno.

L’altra protagonista, Margie Gunderson (Frances McDormand) è il capo della polizia di Brainerd che inizia le indagini, ma tutte le mosse che compie sembrano essere dettate dalla casualità, piuttosto che da un ragionamento. Ciò che rende ancora più buffa la situazione è che la poliziotta è incinta e riesce da sola a risolvere il caso, mentre sembra che tutti intorno a lei se ne infischino.
Il film sembra riprendere le tinte del thriller e del noir, seguendo il modello di James Cain e Alfred Hitchcock ma senza la stessa suspense e drammaticità. I due killer, infatti, sembrano usciti da film come la Carica dei 101 e Mamma ho perso l’aereo per quanto sono comici. Gli assassinii sono dettati dalla casualità e non da una strategia che potremmo vedere in un vero thriller.

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I personaggi del film che risultano poco approfonditi nella psicologia e nel background e che sembrano usciti dal nulla, sono stati rivisti e gli è stata data maggiore tridimensionalità nella serie del 2014, tratta dal film e prodotta dagli stessi autori.

Il killer questa volta è uno solo ed è interpretato da Billy Bob Thornton e l’anonimo e impersonale impiegato è di Martin Freeman.

L’ambientazione resta quelle delle lande innevate del Minnesota, ma si sposta nella cittadina di Bemidji. Salvo alcuni dettagli, il nome dei protagonisti e delle città, i caratteri e alcune dinamiche restano gli stessi.

Questa volta, però, viene dato maggiore rilievo al personaggio dell’impiegato inetto e succube, questa volta della moglie crudele e insensibile. Se il film risulta in alcuni momenti privo di mordente, quello che fin dalla prima puntata la serie riesce a fare è tenere incollati allo schermo gli spettatori, facendo scoprire i lati oscuri dell’essere umano.

fargo L’anonimo impiegato si rivela essere un uomo represso che di fronte all’esasperazione mostra capacità di iniziativa, riuscendo a dominare gli eventi senza subirli.
Attraverso la serie si riesce a trovare tutto quello che nel film manca e che, al termine della vicenda, lascia un senso di insoddisfazione.

La serie alterna momenti di azione pura a momenti più dilatati nei quali ciascun personaggio emerge nella sua profondità e importanza.

Se nel film riusciamo a chiudere ciascuno dei protagonisti in una figura più definita, nella serie questo non è possibile e ogni volta che crediamo di aver capito qualcosa di un personaggio, è proprio in quel momento che questi fa qualcosa che non ci aspettiamo.

La serie è perfetta per chi ama approfondire ogni sfumatura di una storia, senza lasciare nulla al caso, ma il film è proprio lo specchio che riflette le caratteristiche dei Coen e non si può prescindere dal conoscerlo. In esso vi si trovano in modo più evidente che nella serie l’assurdo e il grottesco. [ads2]