21 Giugno 2019 - 15:59

Fernando Torres, El Niño diventato leggenda tra i grandi

fernando torres, atletico madrid

Fernando Torres: vita, curiosità, gioie e dolori di uno dei numero 9 più eleganti e forti del calcio moderno. Antidivo per eccellenza, parla solo con i gol

1 Mondiale, 2 Campionati Europei, 1 Champions League, 2 Europa League e 1 FA CUP. E poi tanti gol, segnati in tutti i modi possibili. Destro o sinistro, da dentro o da fuori area, di tacco, di testa, girato di spalle o superando il portiere in 1 contro 1. Si ritira uno dei centravanti più forti che il mondo del calcio abbia conosciuto.

Un giocatore che non ha brillato per continuità di prestazioni, soprattutto negli ultimi anni della sua carriera, ma che nei suoi anni d’oro ha segnato una generazioni di ragazzini che nei cortili delle scuole o nel giardino sotto casa cercavano un modo di buttare il pallone in porta. Fernando Torres è stato questo per tanti di noi che, ammirandolo in tv, cercavamo di riprodurre la sua eleganza unita ad una letale efficacia sotto porta.

Fernando Torres nasce a Madrid il 20 Marzo 1984, terzo figlio di Flori e Josè. Suo fratello Israel e sua sorella Mari Paz avevano già 7 e 8 anni quando Fernando arriva al mondo ed è proprio grazie al fratello Israel che all’età di soli 2 anni conosce quello che diventerà il suo migliore amico di sempre, un pallone da calcio. Dai tornei con gli altri bambini a Fuenlabrada fino alla sua prima squadra, il Rayo 13, il percorso è fatto di partite che lo stesso Torres definirà “un gruppo di 15-20 ragazzini che correvano tutti verso la palla. Era abbastanza strano ma per un bambino di pochi anni era la cosa più bella e divertente del mondo“.

Al Rayo 13 inizia a conoscere il calcio organizzato e dopo una stagione da 55 gol viene chiamato per il provino di quella che sarà per sempre la sua squadra del cuore, l’Atletico Madrid. Con i colchoneros diventa per tutti e per sempre “el niño“, il ragazzino dalla faccia pulita che in campo si trasforma nel più spietato dei serial killer. Nel mondo del calcio la consacrazione arriva però quando vai a misurarti con i grandi, ed è quello che fa Fernando. Si trasferisce al Liverpool e cambia per sempre la percezione che fino a quel momento gli inglesi hanno dei giocatori in arrivo dall’estero. Di solito serve un periodo di ambientamento per i giocatori in arrivo da altri campionati, soprattutto quelli giovani. Per Torres no. Dopo poche partite, come rivela Steven Gerrard, le urla degli allenatori avversari avevano sempre lo stesso soggetto: “Fermate Torres”. Sempre il capitano e leggenda reds commenta: “Torres ha cambiato per sempre il modo di tifosi e media di pensare riguardo agli stranieri che vengono in Premier League. Dal primo anno si è imposto come un attaccante che non potevi fermare. Dopo Ronaldo, è l’attaccante più forte che abbia mai visto“.

Di Fernando Torres oggi ci rimangono decine e decine di momenti che hanno fatto storia e che lo hanno reso immortale per le generazioni di amanti del calcio che erano dei ragazzini nei suoi anni di massimo splendore, dal 2006 al 2010. Indimenticabile il suo gol in girata contro l’Arsenal in Champions League o il gol al Blackburn segnato praticamente spalle alla porte dopo aver agganciato un lancio di 60 metri partito dalla difesa, ma il momento che più lo ha segnato è il gol in Finale di Euro 2008, quando regalò alla Spagna il primo trofeo in 44 anni, dando il via alla dinastia spagnola che in 4 anni vinse 1 Mondiale e Titoli Europei.

Purtroppo il vero Fernando Torres lo abbiamo ammirato troppo poco, per problemi fisici e fragilità emotiva. Ma forse è meglio così. Si dice di alcuni grandi artisti scomparsi giovani che è stato meglio vederli in azione poco, in modo da poterli apprezzare ancora di più e ricordarli così in eterno. Penso che lo stesso valga per il Fernando Torres calciatore. Il Torres spento e grigio di Chelsea, Milan e Atletico non se lo ricorderà nessuno. Tutti si ricorderanno invece del niño Torres, uno dei numero 9 più affascinanti, eleganti ed eterni della storia di questo sport che lui rendeva arte.