Giorno della memoria, la maratona editoriale di Wikipedia contro i negazionisti
Nel giorno della memoria, Wikipedia con una maratona editoriale, approfondisce le voci sulla Shoah con documenti dai processi contro i gerarchi nazisti
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” scriveva Primo Levi. Proprio seguendo questo monito, oggi 27 gennaio, nel giorno della memoria, Wikipedia approfondisce le testimonianze sulla Shoah con documenti dai processi contro i gerarchi nazisti. E lo fa attraverso una vera e propria maratona editoriale: l’editathon, organizzata da Wikipedia Italia e coordinata da un gruppo di wikipediani con la partecipazioni di storici e il sostegno di Wikimedia Italia. Si tratta in sostanza di dar voce alle testimonianze sullo sterminio degli ebrei da parte del regime nazista.
Il tema centrale è quello del “Negazionismo dell’Olocausto: gli Eichmann di carta”. Lo storico francese Pierre Vidal-Naquet, fra i massimi esperti della Shoah, nel suo saggio Les assassins de la mémoire: un Eichmann de papier et autres essais sur le revisionnisme identifica come “assassini della Memoria” quanti negano l’Olocausto aggiungendo che “nella società dello spettacolo e dell’immagine un tentativo di sterminio su carta si sostituisce allo sterminio reale”.
Il wikipediano Francesco Carbonara, membro del gruppo promotore della giornata, insieme a colleghi e studiosi si è messo a caccia di carte, documenti e resoconti dei processi a carico di gerarchi nazisti che hanno affiancato quello più noto di Norimberga. “Cosa dissero a loro discolpa le persone che vennero incriminate? – ha spiegato a Wired Carbonara – Siamo andati a scartabellare le dichiarazioni e le carte e abbiamo trovato tutti i riferimenti che scardinano ogni convinzione negazionista”.
L’evento di Wikipedia
La manifestazione di oggi prevede tre momenti: un editathon, ovvero una maratona di voci che si propone di integrare e ampliare le testimonianze esistenti relative alla Shoah e a quanto accadde nei campi di sterminio, una conferenza sull’Olocausto e il negazionismo e infine la presentazione di un progetto nato all’interno della comunità dei wikipediani che vuole portare alla luce le testimonianze processuali, i diari, le lettere ai familiari dei gerarchi nazisti. Quest’ultimo progetto si intitola “Per bocca degli esecutori: i nazisti ammettono sterminio e le camere a gas”.
La radicale banalità del male?
Da questo punto di vista e in quest’ottica il riferimento ad Adolf Eichmann non è casuale. Considerato uno dei principali fautori della “soluzione finale” egli fu arrestato in Argentina nel 1960 e poi processato a Gerusalemme. Hannah Arendt, filosofa ebreo-tedesca scampata allo sterminio e divenuta il fulcro dell’intellighenzia filosofica newyorchese, seguì come inviata del “New Yorker”, il processo Eichmann. Il resoconto del processo divenne uno dei suoi libri più celebri grazie alla capacità d’attrazione che l’espressione “banalità del male”, entrata a far parte poi del gergo giornalistico, esercitò sulla riflessione intorno al male del XX secolo. “Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’, come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale“.
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