31 Ottobre 2018 - 11:07

Governo, se il verde prevale sul giallo

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Governo, M5S costretto a virare sulle decisioni leghiste. Queste, però, potrebbero avere conseguenze disastrose per i pentastellati

La prima volta, si sà, non si scorda mai. E sarà sicuramente anche così per i sottoscrittori del contratto di Governo.

Un dato, però, si è reso fin troppo evidente in questo ultimo mese e rimarca quella strategia, già approfondita in tempi non sospetti, messa in atto dalla Lega.

Forte dei dati presenti nei sondaggi (dove Salvini naviga felicemente sulla soglia del 30%) e della svolta a destra mondiale, il partito ha praticamente preso il sopravvento politico nello scacchiere italiano.

Ciò che si evince in questo periodo storico governativo è, infatti, che il giallo di questo Governo sta, pian piano, svanendo sotto i colpi leghisti.

In sostanza, facendo l’elenco dei bocconi amari pentastellati – Tap, Decreto Sicurezza (che sta erodendo tanto dall’interno quanto dall’esterno il M5S) e Tav (su cui ci si aspetta una reazione dopo il caso pugliese) – si può notare come l’esperienza verde sia riuscita, nonostante la mancanza di numeri forti, a prevalere in tutto e per tutto.

Considerando la questione dal punto di vista elettorale e politico, è evidente come l’ala grillina sia costretta di volta in volta a virare a destra pur di incidere, in qualche modo, nella vita di questa nostra povera Italia.

Praticamente, la volontà di lasciare un segno in un’arida arena politico/legislativo sta inducendo Di Maio&C. a (mal)digerire bocconi avvelenati leghisti e, allo stesso tempo, giocarsi il tutto e per tutto dal punto di vita elettorale.

Questo dato – che per fortuna/sfortuna del M5S potrebbe scuotere il movimento solamente alle Europee – non solo rischierebbe di mettere a rischio la stabilità (o presunta tale) dell’organizzazione guidata dal Vice Premier ma anche di rallentarla in una futura competizione.

Questo dato si scontra, inoltre, con il secondo punto che porta direttamente alla vita del Governo giallo – verde.

Come già ampiamente argomentato, il progetto salviniano punta in due precise direzioni.

Infatti, mentre da un lato tenta di rafforzare la leadership nella coalizione (isolando quanto più possibile Berlusconi), dall’altro mira – quando ce ne sarà la necessità e la reale possibilità – a scalzare l’attuale alleato politico per poi riprendersi tutto nelle proprie mani, data la vittoria praticamente annunciata.