8 Novembre 2020 - 12:53

Kamala Harris e le altre: donne con un impatto sul 2020

Kamala Harris

Prima vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris guida l’esercito di donne che si sono fatte strada in un dilaniato 2020: le storie

Con l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca, la sua numero due Kamala Harris entra nella storia come la prima donna a ricoprire la carica di vice Presidente degli Stati Uniti.

Nata 55 anni fa a Oakland – in California – da padre giamaicano e madre indiana, Harris è stata eletta in Senato nel 2016, dopo una carriera come procuratore distrettuale a San Francisco e procuratore generale in California. Da sempre in prima linea per i diritti delle donne e della comunità di colore degli Stati Uniti, la donna si era inizialmente candidata alle primarie dei democratici decidendo poi di lasciare per sostenere la corsa alla Casa Bianca di Biden che, più tardi, l’ha scelta come sua vice: “Una combattente senza paura, una dei migliori servitori pubblici del Paese”, l’ha definita Biden, sulla cui decisione di affiancarsi Kamala Harris avrà sicuramente avuto un peso l’amicizia di lei con Beaux, il figlio del neo-Presidente degli Stati Uniti, ed ex procuratore generale in Delaware, morto a causa di un tumore nel 2015.

Proprio dal Delaware arriva l’altra grande vincitrice delle Elezioni Americane 2020, che in quanto alla presenza di donne batteranno sicuramente il record delle 102 elette dalla scorsa legislatura: con l’86% dei consensi, la trentenne Sarah McBride è la prima senatrice apertamente transgender degli Stati Uniti. Mc Bride ha festeggiato la vittoria su Twitter:

“Chiunque si preoccupi che la propria realtà e i propri sogni si escludano a vicenda, sappia che il cambiamento è possibile, sappia che la sua voce è importante”, ha scritto.

“Non voglio essere ridotta al mio essere transgender, voglio che la gente parli di me per il mio lavoro, per le mie azioni politiche: non diventi ministro o vice primo ministro per il tuo orientamento sessuale o per il tuo genere, ma per le tue capacità”: a parlare in questi termini, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais è Petra De Sutter, all’indomani della sua elezione come Ministro delle Finanze Pubbliche e Vice primo Ministro belga; De Sutter è la prima politica apertamente transgender a ricoprire una carica di tale caratura in Europa.

Ancora lei: “Mi ci sono voluti quarant’anni per capire cosa mi stava succedendo, cosa dovevo fare se volevo sopravvivere. Ero molto depressa, molto infelice, ho avuto tendenze suicide ma sono sopravvissuta. E sul percorso di transizione dice: Non cambi sesso, adatti il tuo corpo al tuo genere. Non mi sono mai sentita un uomo. Da bambina pregavo Dio ogni notte perchè mi facesse svegliare come una donna“.

“La transizione”, conclude “mi ha dato una nuova visione del mondo e penso mi abbia anche reso una politica migliore. Ho imparato ad ascoltare, a capire le persone. E’ questa la chiave dei negoziati: capire perchè qualcuno difende una visione diversa del mondo”.

L’agenda della neo-eletta De Sutter, che fa parte dell’esercito di donne che – insieme a Kamala Harris- si sono fatte strada in un dilaniato 2020, è già fitta di auspici: “La crisi climatica è il grande problema, ma anche il coronavirus che oggi, ovviamente, ha la priorità”.

La “ricetta” Ardern

A proposito della gestione dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, circa sei mesi fa in un articolo su Repubblica la collega Anna Lombardi faceva notare come i Paesi che hanno gestito meglio l’impatto della pandemia sul proprio tessuto sociale ed economico siano governati da donne: tra queste, è impossibile non menzionare la Premier neozelandese Jacinda Ardern che per ben due volte ha sottratto il suo Paese alla morsa mortale di Sars-Cov2, lasciandosi alle spalle una prima ondata con le dimissioni dell’ultimo paziente ricoverato, lo scorso 8 Giugno, e riuscendo poi (siamo ad Agosto) ad individuare e tempestivamente isolare un focolaio esploso in un complesso residenziale di Auckland (qui la notizia completa).

Recentemente riconfermata Premier in Nuova Zelanda, Ardern ha dalla sua, in definitiva,  un esecutivo particolarmente inclusivo, composto per il 10% da appartenenti alla comunità LGBTQ+ e per circa la metà da donne: tra queste spicca Nanaia Mahuta la prima maori ad essere scelta come Ministro degli Esteri in Nuova Zelanda. Eletta per la prima volta nel 1996, nel 2016 Mahuta aveva già fatto la storia presentandosi in Parlamento con sul mento il tradizionale moko kauae, tatuaggio maori che contiene tutte le informazioni sulle radici, lo stato e la discendenza di una persona.

Tra le “magnifiche sette” celebrate da Lombardi nel suo contributo, c’è anche la prima Ministra finlandese Sanna Marin, recentemente al centro delle polemiche per essere apparsa su di un settimanale patinato in una mise che, a detta degli hater, sarebbe poco consona al ruolo istituzionale che ella ricopre. Il dibattito che ne è nato ci dimostra che il cammino delle donne è ancora lungo: quando la smetteremo di giudicare una donna per come si presenta, invece di dar credito a ciò che dice e dimostra di saper fare?

Donne in prima linea

E poi: davvero tutto ciò che è destinato a cambiare il corso di una società avviene nei palazzi, attraverso le cariche? Nella recente storia del 2020 abbiamo almeno due esempi che ci dimostrano anche il contrario: che – volendo usare una metafora attinta dalla storia antica- non esiste polis senza agoràche la politica per farsi ha il dovere di ascoltare le istanze della gente comune, ha bisogno delle piazze.

Piazze brulicanti, vibranti di ideali come quelle che in Polonia, dallo scorso 22 Ottobre, si sono instancabilmente opposte alla nuova legge sull’aborto che rende illegale l’interruzione di gravidanza anche qualora il feto presenti gravi malformazioni (e che hanno spinto il Primo Ministro Morawiecki a rimandare la conversione in legge  del provvedimento, alla ricerca di una “nuova posizione”). Piazze dalle quali, a ben vedere, si leva forte il grido di un’esigenza di cambiamento: dal 9 Agosto la Bielorussia è teatro di proteste contro la riconferma al potere dell’ “ultimo dittatore d’Europa” Alexander Lukashenko, proteste alimentate soprattutto dalla leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, oggi auto-esiliata perchè considerata in patria una minaccia alla sicurezza nazionale.

Le donne del Nobel

Partendo dal caso particolare di Kamala Harris prima vicepresidente della storia degli Stati Uniti d’America, questo articolo vuole essere – a ben vedere- un’ampia riflessione sull’impatto che le donne (per quanto concerne specificamente la politica e l’attualità) hanno avuto su di un anno che più di tutti ci consegna l’imperativo che forse da troppo tempo rimandiamo: ricostruire, ripensare la società, il nostro stesso essere nel mondo.

E di impatto delle donne, hanno parlato Jennifer A. Doudna ed Emanuelle Charpentier nel ricevere dall’Accademia di Svezia il Premio Nobel per la Chimica grazie alla loro scoperta di “un sistema di editing del genoma”:

Spero che questo riconoscimento sia un messaggio positivo per tutte le ragazze che vogliono seguire la strada della ricerca”ha detto Charpentier, “dimostrando alle più giovani che le donne possono avere un impatto attraverso le ricerche che svolgono”.

Oltre a quello per la Chimica, nel 2020 altri due Nobel hanno donne come vincitrici: per la Letteratura, per esempio, ne è stata insignita la poetessa statunitense Louise Gluck, mentre Andrea Ghez divide il Nobel per la fisica (tributatole per uno studio sui buchi neri) con i colleghi Reinard Genzel e Roger Penrose.

L’Italia

Infine uno sguardo al nostro Paese: mentre tutto il mondo celebrava la vittoria storica di Joe Biden e Kamala Harris oltreoceano, l’Italia festeggiava anche la nomina di Maria Luisa Pellizzari a vice-capo della Polizia, prima donna nella storia del Corpo a ricoprire tale ruolo.

Ma il 2020 tricolore è stato anche l’anno di Jole Santelli, prima donna eletta come Governatrice della Calabria a Gennaio e morta a causa di un tumore circa un mese fa, e di Marta Cartabia, giudice della Corte Costituzionale, di cui è stata anche la prima donna presidente, fino al 13 Settembre 2020 data di scadenza dei nove anni di mandato.