17 Ottobre 2017 - 16:37

Legge di bilancio: nuovi interventi tampone su lavoro e povertà

viceministri Peculato

Legge di bilancio ed interventi su lavoro e povertà. Ecco le possibili conseguenze dell’intervento

Come preannunciato – con buona pace di riforme di civiltà quali quella sul biotestamento, lo ius soli (che è in continua trattativa) e i vitalizi parlamentari (quasi del tutto affossata grazie al celebre gioco delle tre carte) – l’autunno caldo della politica italiana procede il suo iter attorno a due provvedimenti esclusivi.

Con la legge elettorale ormai in cantiere, approvata grazie alla fiducia e ad una strategia messa a punto dai big partitici, a destare attenzione è la legge di bilancio.

Il provvedimento, come presentato dal Ministro Poletti prima dell’approdo in Consiglio dei Ministri, contiene al suo interno una serie di interventi a favore di lavoro e lotta alla povertà.

Legge di bilancio

I nuovi sgravi a favore delle assunzioni per gli over 35, spalmati su tre anni, il rinnovo dei contratti statali – anche a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale – e il fondo per combattere la povertà nella nazione, infatti, rappresentano il fulcro di tutta la manovra studiata dal trio Gentiloni – Padoan – Poletti.

Guardando la legge di bilancio con occhi disattenti, però, si potrebbe cadere nell’errore di valutare esclusivamente in maniera positiva le aree prese in considerazione, senza tener conto di una serie di fattori che rendono le stesse l’ennesimo tampone ai due più grandi problemi nazionali.

Questione lavoro

La questione lavoro deve essere necessariamente suddivisa in due ambiti.

Facendo riferimento al primo, si può dire che le misure previste – seppur necessarie grazie (finalmente) ad una maggiore attenzione alla realtà rispetto ad interventi precedenti- mostrano come si cerchi esclusivamente di gettare fumo negli occhi.

Considerando che il nostro è ormai da troppo tempo il paese degli scaltri, ciò che si rischia – valutazione questa obbligata, data la scoperta di altri casi simili nel recente passato – è sì l’aumento occupazionale ma provocato solo ed esclusivamente ad un moto perpetuo generato da un’escalation di assunzioni/licenziamenti e fondato, quasi esclusivamente, sul recente sgravio nelle assunzioni.

In pratica, abusando delle regole dettate dal Jobs Act – ripetendo ancora, come già accaduto – le assunzioni aumenteranno, concedendo ai datori il nuovo privilegio, e si dissolveranno in men che non si dica per ricevere il bonus concesso.

Passando alla questione statali, invece, il problema è dato dal mantenimento degli ottanta euro dopo l’aggiustamento salariale.

A causa della promessa fatta lo scorso anno dai Ministri dell’Economia e dell’Istruzione, ciò che si rischia è l’ennesima diseguaglianza dettata da opportunità del momento.

In sostanza, attribuendo le ottanta euro anche a chi sfora il livello stabilito si va a creare l’ennesima differenza fra lavoratori statali e privati, riscontrabile tanto nel contratto a tutele crescenti quanto in questa nuova opportunità, e sempre una maggiore disparità fra individui all’interno di una vera e propria lotta fra poveri.

Questione povertà

Per far fronte alla recente piaga nazionale, provocata anche da alcune scellerate decisioni, si istituisce il Reddito di inclusione.

Anche questo provvedimento, oltre alle scarse risorse (circa trecento milioni a partire dal 2018), contiene un palliativo che, a dispetto della cifra stabilita per ogni cittadino in difficoltà (poco più di quattrocento euro), non contiene di fatto alcuna soluzione ad uno dei grandi mali dei giorni nostri.

Infatti, in base ai dettami contenuti nella legge di bilancio, il Reddito di inclusione nè permetterà una reale ripresa personale, tanto per l’esigua somma quanto per la cifra imprecisata distribuita nel tempo, nè una reale ripresa economica, che avrà un balzo improvviso nel brevissimo periodo ma tornerà a livelli standard nel giro di poco tempo.

A tutto ciò, infine, si aggiunge anche la problematica assistenzialismo, in quanto l’azione non è indirizzata ad alcun obiettivo specifico e quindi si configura come un aiuto di Stato finalizzato al mantenimento dello status quo.

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