29 Maggio 2016 - 13:46

L’operazione amarcord del nuovo PCI 2.0

Alla bolognina va in scena la “riedizione” del PCI. Fra ex in tutte le salse, i comunisti italiani 2.0 mostrano sin da subito le loro pecche di fronte ad una società e a delle “regole del gioco” particolari

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L’album d’esordio dello storico gruppo 99 Posse (Currè currè guaglio, del 1993) conteneva al suo interno un brano particolare che tentava, attraverso una serie di rievocazioni e sfotto’ vari, di far capire che, nonostante lo scorrere del tempo, alcune cose nella storia, inevitabilmente, si ripetono.

Nella parte finale di “Ripetutamente” (il brano in questione), la “band” napoletana inserisce anche una strofa dedicata interamente ai partiti “vecchi e nuovi” (partendo dalla “storica” Dc fino alle neonate sigle della Lega e dei Ds) che si conclude con un invito a tutti (dato l’assunto del “ripetersi” della storia con gli stessi personaggi; tema considerato anche in altri pezzi quali “Rafaniello” dell’anno precedente) di “farsi da parte” (“Vuttatv rin’t’o c***.. ripetutamente!”).

PCI

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Arrivando ai giorni nostri, riconsiderando il pezzo appena citato, sembrava quasi strana la mancanza di una vera e propria “riedizione” partitica che, puntualmente, è arrivata con la più grande operazione di amarcord mai vista nella storia e che, però, mal si concilia sia con il contesto attuale che con le nuove “regole” della politica presenti.

Nella giornata di oggi, presso la sede della “Bolognina” (la storica sede del passaggio da partito anti-sistema a partito di governo) è stato annunciato il “ritorno” del PCI in versione 2.0.

L’operazione nasce dall’iniziativa dei “quadri” del PdCI (anche questo in “riedizione” e attualmente “casa” degli ex comunisti italiani di Diliberto) e di un gruppo “variegato” di ex esponenti del PRC e CGIL.

Oltre all’immediate “dispute” sul simbolo, nate con l’ex tesoriere dei Ds Sposetti (assegnatario del simbolo e reso “celebre” dal caso Unipol-Antonveneta), la questione si caratterizza per diversi elementi che ne metterebbero, sin da subito, a rischio l’esistenza del nuovo contenitore.

Il primo dato che è possibile osservare è quello inerente la composizione del partito che tanto nuovo non sembra essere.

Considerando gli “aderenti ufficiali” al progetto PCI 2.0, è possibile notare che, oltre ad appartenere a storie che hanno portato negli anni a “scissioni a catena” (nonostante i diversi tentativi di “unione”) basati sull'”assunto” di chi fosse “più comunista” (o chi fosse più a “sinistra” tanto per non intaccare totalmente coloro che hanno veramente fatto la storia del partito di massa), i protagonisti di questo nuovo percorso rappresentano l’esatto opposto di ciò che la società attuale richieda in questi anni di crisi della politica e della partecipazione (ad esempio nuovi “esponenti”, nuovi approcci alla realtà e nuove soluzioni per l’ “appartenenza” partitica).

A tutto questo si ricollega la tanto cara “litigiosità” dei gruppi originari che, ogni qualvolta hanno tentato la ricongiunzione, hanno finito per “dissolversi” (e moltiplicarsi, paradossalmente) accusando il “compagno” di aver sbagliato qualcosa nell’azione portata avanti.

Un secondo elemento, non meno importante, è rappresentato dal tentativo (kamikaze) di rendersi alternativi, con una “formula obsoleta”, al partito di maggioranza relativa (il Pd, divenuto negli anni, parafrasando una battuta della serie “I Simpson”, una partito di centro-destra-sinistra).

In questo caso, infatti, oltre alla scellerata legge elettorale (che privilegia partiti grandi e con una conformazione per lo più “centrista” come il Pd), il nuovo PCI si renderebbe ancor più debole nel caso in cui decidesse di affrontare le diverse tornate elettorali in “solitudine” e, allo stesso tempo, rischierebbe di soccombere di fronte alla (relativa) grandezza degli altri “competitors” di sinistra (vedi SeL, Rifondazione Comunista, Partito Comunista di Rizzo e, anche, Partito Comunista Marxista-Leninista).

Inoltre, nel caso in cui si decidesse di affrontare l’attuale “grammatica politica” sperando di investire la “pancia” della gente, si andrebbe incontro solamente alla formazione di un nuovo piccolo “centro di pressione” per nulla considerato dall’ambiente attuale.

“L’Italia nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L’Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione.” (Pier Paolo Pasolini)

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