Tensione sul confine intercoreano: cosa è successo
I missili di Pyongyang non sono mai stati così vicini alla costa sudcoreana: la tensione spinge il Giappone a convocare il Consiglio di Sicurezza Nazionale
Venti di tensione sono tornati a scuotere il confine intercoreano, dopo che Pyongyang ha lanciato almeno 100 colpi di artiglieria e 17 missili balistici a sessanta chilometri dalla costa della Corea del Sud, distanza mai così ravvicinata.
Una prova di forza a cui i militari di Seul, accusati di stare preparando tramite le loro esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti un attacco frontale alla Corea del Nord, hanno risposto lanciando tre missili “aria-superficie di precisione” verso la parte nord del Mar del Giappone.
La tensione crescente nella penisola coreana ha spinto il Giappone a convocare il Consiglio di Sicurezza Nazionale, nel corso del quale si è discusso – oltre che della fattispecie dei lanci consumatasi nelle prime ore del mattino di mercoledì 2 Novembre – anche delle contromisure da adottare per evitare una eventuale escalation.
Dal Kentai, sua residenza ufficiale e ufficio del capo di governo giapponese, il primo ministro Fumio Kishida non ha esitato a bollare come “inaccettabili” i “continui lanci di missili, con una frequenza così elevata”, mentre da Washington specificano che le esercitazioni congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud (conosciute sotto il nome di “Vigilant Storm”) iniziate lunedì scorso hanno un mero scopo difensivo.
Ma Pyongyang continua a considerarle una minaccia per il regime nordcoreano e, in avvertimento, torna ad agitare lo spettro dell’arma nucleare: “Stati Uniti e Corea del Sud pagheranno il prezzo più orribile della storia”, ha detto Pak Jong Chon, un esponente del Partito dei Lavoratori molto vicino a Kim Jong-Un, “se tentano di usare le forze armate contro di noi”, se non cesseranno “imprudenze e provocazioni militari che non possono più essere tollerate”.
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