4 Gennaio 2016 - 13:18

Mona Eltahawy scrive la rivoluzione femminile musulmana

Mona Eltahawy

“Perché ci odiano” di Mona Eltahawy incita le donne musulmane a spezzare le catene di una cultura misogina, ma che, al contempo, è ossessionata dal loro controllo

[ads1] Mona Eltahawy, editorialista del New York Times e scrittrice pluripremiata, si mette in gioco e squarcia il velo che tiene celate le donne musulmane.

Il nijab è infatti uno dei tanti simboli di oppressione di una cultura, come quella islamica, che ha un rapporto sottilmente perverso ed ambivalente nei confronti delle donne: le frange più estremiste dei religiosi, ovvero i salafiti, che interpretano in modo distorto il Corano, sostengono a gran voce la segregazione sessuale ed il mantenimento di un regime discriminatorio nei riguardi delle donne, anche a causa di giochi di potere.

Al contempo, sono ossessionati dal controllo e dalla repressione di aspetti come la sessualità femminile, perpetrati con barbarie inaudite come la Mgf (mutilazione genitale femminile), praticata in paesi dell’Arabia Saudita e dell’Africa ed anche presso alcuni distretti cattolici, allo scopo di mantenere la purezza di bambine e ragazze. Le conseguenze facilmente intuibili sono che, a seconda del tipo di intervento, viene negato loro il diritto ad una vita sessuale soddisfacente, rendendole dunque mero oggetto di piacere, nonché il pericolo di contrarre infezioni o addirittura il rischio di morte.

Anche il nudo femminile deve essere attentamente disapprovato e censurato, e per nudo secondo i radicali, si intende anche mostrare una chioma non coperta dal velo. Essenziale infatti, è l’obbligo della modestia femminile, che deve caratterizzare la brava ragazza musulmana.

Mona Eltahawy

Mona Eltahawy scrive la rivoluzione femminile musulmana

Un discorso che si articola tra Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Marocco e Tunisia e tocca diversi segmenti di una cultura che si identifica in una religione altresì fraintesa, interpretata da uomini per uomini. Essa non lascia spazio sul piano internazionale alle Quote Rosa neppure in politica. Pochissimi infatti i ruoli di prestigio femminili. 

In un tale contesto, in cui alle donne è proibito anche solo frequentare luoghi pubblici come le strade, ad esclusivo appannaggio maschile, si tratteggia una realtà spaventosa di molestie (persino nei luoghi sacri come alla Mecca) e violenza fisica, sessuale, verbale, economica, che viene silenziata dalle donne stesse, perché la ribellione ad una struttura sociale così granitica è considerata una vergogna.

La visione fallocentrica della cultura islamica spesso è talmente ingombrante da impedire qualsiasi libertà fisica della donna, la quale passa dalla tirannia paterna a quella del marito, una volta sposata. Talvolta vengono organizzati anche matrimoni precoci, cioè con bambine piccolissime, che spesso subiscono lesioni permanenti o il decesso. Tutto ciò è considerato spaventosamente normale. 

In alcuni paesi  le donne non possono decidere per se stesse, ma hanno bisogno di un guardiano (componente maschile della famiglia). Addirittura non possono prendere la patente o uscire di sera senza che vengano additate come poco di buono. Spesso questi concetti vengono inculcati nelle menti delle giovani donne, al punto da addomesticarle e renderle inerti al bisogno di indipendenza. 

La scrittrice traccia un parallelo tra la sua esperienza di vita ed il mondo islamico che, nonostante l’emancipazione per aver vissuto in Inghilterra, si intreccia col suo destino. Il trasferimento in Arabia Saudita è causa di un forte gap culturale, al punto che il suo bisogno di identificazione la spinge a portare il velo per diversi anni, fino a quando non ne comprende il vero significato e scopre così la sua vocazione femminista.

Attraverso un libro dal linguaggio crudo, persino tagliente, ma di cui c’è bisogno per mettere in luce una realtà sommersa e difficile da capire per l’Occidente, Mona Eltahawy si fa promotrice della rivoluzione delle donne musulmane, per incarnare le contraddizioni di una società così lontana dal civilissimo mondo europeo, per spingerle a reagire.

I racconti degli incontri con altre donne e le testimonianze indirette, vorrebbero scuotere  le istituzioni mondiali e le coscienze maschili per restituire il diritto di esistenza non solo alle islamiche, ma a tutte le donne soggiogate del pianeta. [ads2]