11 Gennaio 2015 - 18:53

Muore Anita Ekberg, il volto del benessere

Anita Ekberg è morta oggi all’età di 83 anni. Attrice svedese, arrivata in Italia con Federico Fellini, resta immortale per la celebre scena in La dolce vita

[ads2] Neanche il tempo di assorbire la notizia della morte di Francesco Rosi e subito ne arriva un’altra: muore Anita Ekberg, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa (Castelli romani). Icona popolare arrivata in Italia via Hollywood per restare nell’immaginario di tutti noi. Anita Ekberg fa pensare subito a Fellini, e a volte viceversa. Comincia la carriera negli anni ’50, si trasferisce negli Stati Uniti, dove sarà accolta e inserita dal produttore Howard Hughes

Fa parte del cast nel colossal Guerra e pace di King Vidor, e presto appare in La dolce vita (1960), conquistando a lungo la memoria cinematografica nazionale, ritornando poi in altri film di Fellini: Boccaccio ’70, I Clowns e in Intervista.

Anita Ekberg

Anita Ekberg e Marcello Mastroianni

Gli anni ’60 rappresentano il momento di crescita in Italia, definiti appunto gli anni del Boom economico, fase in cui gli italiani cercano svago dopo le giornate di lavoro. Il pubblico al cinema era prevalentemente maschile, e la donna bionda simboleggia lo splendore economico, il momento di serenità e benessere dopo tante difficoltà, incarna una sorta di traslazione del miracolo americano in Italia.

Anita Ekberg è quella bellezza, quella sensualità, quel corpo sui cui tutti i desideri si concentravano. Un corpo desiderato fortemente, capace di scomporre ogni tabù, perché c’era bisogno di novità, di uscire dal torpore: il progresso era reale, appunto, e Anita Ekberg ne era l’immagine.

L’attrice svedese in La dolce vita interpreta lo scioglimento delle tensioni attraverso un corpo abbondante e bello, la sensualità e l’incontro con il nuovo, con l’America.

Stephen Gundle (in Figure del desiderio. Storia della bellezza femminile italiana) descrive così Anita Ekberg in relazione alla celebre scena

Queste donne (riferendosi anche a Brigitte Bardot) infransero le regole, occupando un territorio dell’immaginario che veniva ampliato dalla loro presenza. Esse facevano da pendant alle donne moderne nella loro dimensione domestica e ammorbidita, la quale rappresentava l’ordinarietà e l’accessibilità della società consumistica.