13 Marzo 2018 - 19:10

Parlamento e Governo in un turbine di discussione politica ed incertezza per il futuro

taglio dei parlamentari

Parlamento e Governo nel dibattito politico di questi giorni. Le posizioni dei quattro maggiori gruppi ed i possibili scenari

Le Elezioni 2018 sono passate ormai da due settimane circa ma, escludendo i rappresentanti eletti in Parlamento, la situazione è praticamente bloccata a meno di dieci giorni dall’insediamento delle Camere.

Infatti, causa anche una legge elettorale non del tutto impeccabile, l’Italia si trova in un nuova situazione di impasse da cui uscire è praticamente un’impresa.

Con la prova dei Presidenti dei due rami del Parlamento, le forze politiche – coadiuvate dal Presidente della Repubblica Mattarella – hanno l’intricato compito di trovare una soluzione nel minor tempo possibile.

Allo statato attuale, considerando singolarmente i quattro schieramenti principali presenti alle elezioni, ci si appresta a passare uno dei mesi più caldi (politicamente si intende) dell’intera storia nostrana.

Centro – destra: Il passaggio del testimone da Berlusconi a Salvini è stato sancito dalle elezioni e, con il 35% di consensi ottenuti, la coalizione guidata dal segretario della Lega ha tutta l’intenzione di non farsi scappare l’occasione. Infatti, contro qualsiasi pronostico, si potrebbe concretizzare l’ipotesi di un Governo (fu) padano che farebbe facilmente accrescere la sua forza politica. I numeri in Parlamento richiedono qualche aiuto ma proprio la presenza delll’ex europarlamentare (ed il suo gruppo) rappresenterebbe il vero problema per la formazione di una maggioranza ampia che richiederebbe a molti di andare ben oltre il concetto di le larghe intese.

M5S: Il movimento guidato da Di Maio rivendica, giustamente, l’incarico dal Presidente Mattarella ma il contesto creatosi nel sistema partitico quasi sicuramente impedirà la formazione di un Governo pentastellato. Anche qui i numeri richiedono un rinforzo – maggiore di quello precedente in virtù del 32% ottenuto –  ma, al contrario del centro-destra, i rappresentanti non sono ben visti dall’intero spettro parlamentare. Con la netta posizione del Pd – il cui ragionamento marca, sostanzialmente, l’idea di o con noi o meglio a nessuno – al movimento sembra non restare altro che la prossima tornata dove proprio l’attuale atteggiamento Pd potrebbe garantire nuovi, e ben più ampi, consensi.

Pd: La situazione più complicata in assoluto. Renzi si è ufficialmente dimesso ma il renzismo regna ancora sovrano nei democratici. La strategia di evitare a qualsiasi costo la formazione di un Governo potrebbe, nel medio/breve termine, costare carissima ai dem alimentando ulteriormente la volatilità del voto (che tanto ha penalizzato la coalizione di centro – sinistra). In sostanza tutto dipenderà da Mattarella, che potrebbe mettere di fronte alle proprie responsabilità il partito, ma è molto facile considerare una soluzione a metà con un ritorno al voto fra qualche mese.

LeU: Dilaniata dalla tornata elettorale, LeU cerca di rendersi utile quanto più possibile. Mostrando disponibilità ad appoggiare un Governo 5 stelle, ha l’ingrato compito di frenare il Pd in caso di possibile avvallo di nuove larghe intese (fino alla scorsa Legislatura portate avanti). La marginalità del movimento nato a dicembre è tanta e le mosse future potrebbero determinare la vita, o meno, del nuovo soggetto guidato da Grasso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *