Rai, Cdp, Ferrovie, Saipem: più di 500 nomine da rinnovare. Ecco i nomi in lizza
In scadenza i vertici di numerose società pubbliche. Cambio della guardia in Rai, Francesco Caio verso Saipem, possibile riconferma in CdP, Arcuri in uscita da Invitalia. Draghi vuole scegliere in autonomia rispetto ai partiti
È giunto il momento di un nuovo rinnovo dei vertici in numerose partecipate pubbliche. Ci sono ben 518 ruoli in scadenza in 90 società controllate dal Ministero dell’Economia e Finanze e questo rimette in moto la giostra perpetua degli equilibri politici. E Draghi si sta già muovendo, ma questa volta non sembra intenzionato ad accontentare i partiti del suo Governo. In accordo con i suoi collaboratori più fidati, il Ministro dell’Economia Franco e il Sottosegretario Garofoli, sta già componendo una rosa di nomi. Il premier cerca autonomia di manovra, piuttosto che accontentare i desiderata dei partiti. In ballo ci sono colossi come la Rai, Saipem, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie, Invitalia. E molte altre.
Molte le società in ballo a questo giro di giostra, Rai osservata speciale
L’ultimo grande rinnovo è avvenuto quando c’era il Governo giallo-verde, quando M5S e Lega avevano una dominanza pressoché assoluta della scena politica. Ma da allora molto è cambiato, e oggi c’è praticamente tutto l’arco parlamentare al Governo. A questo giro non ci saranno Eni ed Enel, le due multinazionali fiore all’occhiello del MES. Ma c’è Saipem, controllata al 30,5% da Cdp e al 12,% da Eni: le due società hanno annunciato che il 30 Aprile presenteranno il nome congiunto di Francesco Caio come nuovo AD. Caio al momento è Presidente della stessa Saipem e guida anche Alitalia. Un nome, quello di Caio, che sembra fortemente voluto dall’AD di Eni Claudio Descalzi. Cambieranno quasi sicuramente i vertici Rai.
In casa Rai, le nomine sono da sempre espressione politica nuda e cruda. Salini e Foa si apprestano quindi a lasciare viale Mazzini e sono molti i nomi ipotizzati per sostituirli. Tra i più quotati: Eleonora Andreatta, al momento operante in Netflix, e Ferruccio De Bortoli, ex direttore de Il Sole 24 Ore e del Corriere della Sera. Si vociferano anche i nomi di Paolo Del Brocco, già AD della Rai in passato e Carlo Nardello, in forza alla TIM. Ed è proprio la partita in mamma Rai che si presume possa accendere gli scontri più accesi di natura politica. Come sempre, del resto.
Cattive notizie per Arcuri
Ma non è solo la partita della Rai dstinata a far discutere. Draghi sta lavorando anche per il futuro di Invitalia, la partecipata guidata dal 2008 da Stefano Arcuri. Invitalia ha tra le mani molti dossier bollenti e si appresta ad entrare in ArcelorMittal Italia con un investimento da 400 milioni. Al termine dell’operazione, ad Invitalia spetterà il diritto di nominare il 50% dei membri del CdA di ArcelorMittal Italia. E questi sono tutti nomi che vuole decidere Draghi, il quale avrebbe già chiamato Franco Bernabè, già manager di Telecom e Eni, per gestire il piano di rilancio dell’acciaieria di Taranto. Insieme a lui ci dovrebbe essere anche Stefano Cao, in uscita da Saipem. Difficile che ci sia un posto anche per Arcuri, che non gode della benevolenza del nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Al suo posto potrebbe arrivare Bernardo Mattarella, nipote del Presidente Mattarella, attualmente AD di Mediocredito Centrale.
Cassa Depositi e Prestiti
Un’altra delle società di maggior rilievo è Cdp, specie a causa delle tante e corpose partecipazione che l’azienda ha nel suo portafoglio. Oltre al 12,5% di Saipem, Cdp possiede il 26% di Eni, il 31% di Snam, il 30% di Terna, il 35% di Poste Italiane e il 71% di Fincantieri. E ancora: ci sono anche il 18% di WeBuild, il 9,9% di Telecom e il 50% di Open Fiber. Insomma, CdP è in tutto e per tutto la chiave con cui lo Stato Italiano è entrato in numerose società. Attualmente è impegnata in due grandi partite: Autostrade e Rete Unica. Insieme ai fondi di investimento Blackstone a Macquaire, Cdp vuole rilevare l’88% di Autostrade dal gruppo Atlantia. Attualmente, è guidata da Fabrizio Palermo, fortemente voluto dal M5S. La sua riconferma è possibile, se non altro per dare una certa continuità e stabilità alle trattative in corso. Ma non è scontata.
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