1 Dicembre 2018 - 09:16

Regeni, il M5S e qualcosa di sinistra

giulio regeni

Regeni, il caso che sposta l’asse del M5S. Le conseguenze politico/partitiche dell’atto del Presidente della Camera Roberto Fico

In un suo celebre film (Aprile), Nanni Moretti incitava un malcapitato Massimo D’Alema – in balia dell’allora candidato alla Presidenza del Consiglio Silvio Berlusconi – a dire qualcosa di sinistra per uscire a testa alta da quella strana situazione in cui era capitato.

In maniera non del tutto dissimile – anche se in un contesto totalmente differente da quello descritto dal regista – anche gli attivisti del M5S negli ultimi mesi hanno chiesto a gran voce un segnale rispetto alla strada tortuosa intrapresa con la Lega.

Lo strappo definitivo è arrivato finalmente in questi giorni con il riemergere del caso Regeni, dove dapprima il Presidente della Camera (Roberto Fico) e successivamente l’intero Governo hanno avallato l’idea di Montecitorio di bloccare i rapporti con il Parlamento Egiziano dato lo stallo in questione.

L’atto in sé – fortemente criticato dalle opposizioni (in particolar modo quelle di centro – destra) – è riuscito a centrare un duplice obiettivo con conseguenze tanto sul lato partitico quanto su quello politico.

Partendo dal primo punto, si può dire che il caso Regeni ha permesso al M5S sia di riprendersi l’ala sinistra interna – fortemente delusa dai mezzi provvedimenti (almeno sino ad ora) sul lavoro, le sconfitte sull’ambiente e i bocconi amari come il Dl Sicurezza –  che a reindirizzare l’asse partitica e governativa sotto un’altra, differente, luce.

Questo dato, non del tutto da sottovalutare, consente di recuperare – almeno in parte – un’area di per sé molto delusa e prossima all’astensione nelle prossime tornate elettorali e, contemporaneamente, di riequilibrare il lega pensiero che a livello mediatico sta sovrastando quello pentastellato nell’esecutivo.

Considerando il lato politico, invece, la questione è molto più ampia  e profonda.

Grazie all’atto di Fico, non solo si è riusciti a scardinare quell’immobilismo che ci avrebbe messo per l’ennesima volta in imbarazzo di fronte a chiunque ma ha imposto una chiara visione sul caso del ricercatore sequestrato e torturato dalle autorità egiziane.

Con una così forte presa di posizione, infatti, da un lato si è prescritta una risposta al Paese guidato da Al – Sisi – venendo incontro al diritto alla verità della famiglia Regeni – e dall’altro si è usciti totalmente da quell’ambiguità che anteponeva l’interesse economico alla vita umana.