Riscaldamento globale: a che punto siamo e cosa possiamo fare
Uno dei temi più d’attualità a livello internazionale è sicuramente il riscaldamento globale e le sue conseguenze per la salute umana e per il pianeta in generale
Uno dei temi più d’attualità a livello internazionale è sicuramente il riscaldamento globale e le sue conseguenze per la salute umana e per il pianeta in generale. Il global warming è una vera e propria emergenza silenziosa, che coinvolge tutti, dai singoli cittadini alle grandi aziende.
Riscaldamento globale: la situazione oggi
Il problema del riscaldamento globale non è certo una novità degli ultimi anni. Il cambiamento del clima terreste è infatti un fenomeno che è cominciato tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, con il progressivo aumento della temperatura media globale e delle conseguenze che inevitabilmente ne derivano. In particolare, ad essere particolarmente colpiti dalle trasformazioni climatiche sono i fenomeni legati al ciclo dell’acqua.
Alluvioni
negli ultimi anni sono aumentati gli episodi di alluvione un po’ in tutto il mondo, compreso il nostro Paese. In Italia, ormai ogni autunno – con una regolarità preoccupante – assistiamo a questo tipo di eventi atmosferici un po’ su tutto il territorio, ma in particolare nelle zone ad alto rischio idrogeologico.
Siccità
L’aumento delle temperature sta portando ad una riduzione delle precipitazioni in zone del mondo a clima temperato, come l’Italia. Ne abbiamo recentemente avuto la riprova la scorsa estate: nel 2022, infatti, in Europa si è verificata la peggiore siccità degli ultimi 500 anni, secondo i dati del Global Drought Observatory. Non si osservava una tale riduzione del livello delle acque fluviali dal 1540, quando la siccità durò per un anno causando migliaia di morti e una grave crisi economica.
Il rapporto ha anche indicato che ben il 47% del territorio europeo è oggi in condizioni preoccupanti e il 17% in una situazione definita “di stress” per la carenza di acqua.
Desertificazione
La desertificazione è il processo, causato da fenomeni naturali o da attività umane, che porta progressivamente alla degradazione del suolo e alla riduzione o scomparsa della flora e della fauna in una determinata area.
Questo fenomeno è solitamente irreversibile e attualmente coinvolge quasi il 40% delle terre emerse, per un totale di circa 100 Paesi del mondo e circa un miliardo di abitanti.
In tempi recenti, un emblematico (e drammatico) caso di desertificazione è rappresentato dal lago di Aral, che negli anni ’60 era uno tra i più grandi del mondo con una superficie di 68.000 chilometri quadrati: oggi questo enorme bacino è prosciugato per il 75% ed è diventato una immensa distesa di sabbia, sale, e relitti di vecchie navi.
Per restare in Italia, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha rilevato dei segnali di desertificazione su ben il 28% del territorio italiano, in particolare nelle regioni meridionali.
Scioglimento dei ghiacciai
Il 2022 è stato definito “l’anno nero dei ghiacciai alpini”. Uno studio della Commissione Criosferica dell’Accademia svizzera delle Scienze mostra che il fenomeno della fusione dei ghiacciai è stato superiore a quello del 2003 con una perdita di circa 3 chilometri cubi di ghiaccio, pari a più del 6% del loro volume (viene considerata grave già una perdita del 2%).
La riduzione in profondità è stata mediamente di tre metri, con picchi oltre i quattro metri, e a questo si aggiunge anche una forte presenza di pulviscolo di sabbia proveniente dal Sahara, che porta ad una ulteriore accelerazione dei processi di fusione.
Sulle Alpi francesi, in particolare sul passo di Jungfraujoch a 3571 metri di altitudine, la temperatura è rimasta oltre lo zero per oltre il 40% dell’estate, contro una media storica del 25%.
Non cambia la situazione sull’arco alpino italiano, dove il manto nevoso nel 2022 è stato sempre inferiore alle medie stagionali, arrivando al -80%.
Oggi la neve in montagna è sempre di meno e in generale dura circa due settimane meno rispetto agli anni ’80.
Scioglimento degli iceberg
Anche una delle regioni più fredde del pianeta, come la Groenlandia, sta subendo le pesanti conseguenze del riscaldamento globale, in particolare per quanto riguarda i ghiacci perenni e gli iceberg.
Nel 2022, secondo i dati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC), le temperature in estate si sono mantenute attorno ai 15,5 gradi, cioè circa 5 gradi in più rispetto alla media stagionale, ma non solo: in soli due giorni (dal 15 al 17 luglio 2022) si sono persi 6 miliardi di tonnellate di ghiaccio al giorno, sufficienti a riempire 7,2 milioni di piscine olimpioniche.
Il 2022 rischia di essere peggiore del 2019, anno in cui si persero in mare ben 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio della Groenlandia, un fenomeno che da solo alzò in modo irreversibile il livello del mare di 1,5 millimetri.
Innalzamento del livello del mare
La conseguenza dello scioglimento dei ghiacci è l’inevitabile innalzamento del livello degli oceani. Si tratta di un fenomeno che continua ininterrottamente da più di un secolo, basti pensare che oggi il livello delle acque sul pianeta è di ben 20 centimetri più alto rispetto al 1880.
I mari si innalzano mediamente di circa 3,2 millimetri all’anno e alcuni studi hanno stimato che nei prossimi 30 anni ci sarà un innalzamento di ben 30 centimetri, superiore a quello avvenuto nel corso di tutto il secolo scorso.
Cicloni e temporali più intensi
Ce ne siamo accorti anche in Italia: oggi ci sono fenomeni temporaleschi mediamente più intensi rispetto a qualche decennio fa. Ma a dirlo sono anche i ricercatori, in particolare uno studio della University of North Carolina e dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego: secondo gli scienziati i cicloni tropicali sono diventati più intensi in tutto il mondo negli ultimi 30 anni, sia quelli più grandi sia quelli più piccoli, che oggi mostrano una intensità maggiore di circa il 15%.
La conseguenza di questa situazione è che delle tempeste che in passato avrebbero arrecato dei danni minimi, oggi sono diventate molto più pericolose. La causa della maggiore intensità è da ricercarsi nella temperatura degli oceani più alta, che conferisce maggiore energia alle tempeste in formazione.
Possiamo scegliere le aziende più eco-compatibili
Fortunatamente, in questi ultimi anni sono stati fatti dei grandi passi avanti in fatto di coscienza ecologica e di azioni concrete per la riduzione dei gas serra. Molte compagnie sono impegnate nella riduzione delle emissioni generate dalle loro attività e scegliendo i loro servizi piuttosto quelli di altri rappresenta un modo per contribuire – indirettamente – alla riduzione del riscaldamento globale.
Ad esempio, Google è “carbon neutral” dal 2007: questo significa che l’azienda di Mountain View produce dei gas serra, ma questi vengono compensati in egual misura (attraverso l’acquisto di crediti e il finanziamento di progetti per ridurre le emissioni).
Al momento non è “carbon free”, dal momento che i suoi server (più di un milione) sono ancora alimentati da combustibili fossili, ma l’obiettivo per il 2030 è quello di utilizzare solo energia prodotta da fonti rinnovabili.
Un altro esempio di un’industria che contribuisce alla riduzione delle emissioni è il gioco online. Anche un settore apparentemente lontano dai temi ambientali, in realtà, sta contribuendo a limitare le emissioni di gas serra.
La diffusione dei casinò online, infatti, permette di giocare comodamente da casa, evitando quindi di spostarsi per raggiungere i casinò tradizionali (che in Italia sono solo quattro e tutti nel nord Italia): un giocatore delle isole, ad esempio, per raggiungere un casinò italiano “fisico”, dovrebbe addirittura prendere l’aereo e poi raggiungerlo in auto, mentre oggi può giocare dal pc di casa o anche con lo smartphone.
Inoltre, alcune delle migliori piattaforme su cui si può giocare a poker online, alla roulette o alle slot sono certificate “carbon neutral”, cioè si impegnano a compensare le emissioni prodotte per alimentare i propri server. Alcune di queste compagnie hanno come obiettivo quello di aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Un altro settore che è fortemente impegnato nel rallentamento del riscaldamento globale è il settore dell’auto, che negli ultimi anni ha avvitato un processo di transizione verso la mobilità elettrica.
Ad oggi, una gran parte delle auto vendute è elettrificata, cioè presenta dei sistemi ibridi che riducono i consumi e le emissioni di CO2. Sono sempre più vendute anche le auto elettriche, che rappresentano il futuro, dato che in Europa ci sarà lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035.
In conclusione, il processo di riscaldamento globale è una vera e propria emergenza che ci riguarda in prima persona: attraverso i nostri comportamenti quotidiani possiamo fare la differenza e ad esempio favorire le aziende più eco-compatibili nelle nostre scelte di consumo. Il cambiamento parte da noi.
Come si stanno comportando le grandi aziende globali
Sebbene la responsabilità del riscaldamento globale sia legata al comportamento di ogni singolo cittadino, è innegabile che le grandi aziende hanno un ruolo primario nella produzione di CO2 e di gas serra.
Chiaramente, un orientamento maggiormente attento all’ambiente causa di solito un aumento dei costi di produzione ed una diminuzione dei margini di guadagno per le compagnie.
Per questo, le stesse cercano di ritardare il più possibile gli interventi a favore del pianeta, attendendo spesso delle leggi che le obblighino a rendere la loro attività più eco-compatibili.
Secondo uno studio del Climate Accountability Institute, sole 90 multinazionali sono responsabili dei ben due terzi delle emissioni prodotte a livello globale, dall’inizio dell’età industriale ad oggi.
Tra il 1751 e il 2010, queste compagnie hanno generato circa il 63% delle emissioni globali raggiungendo l’impressionante totale di circa 914 gigatonnellate di CO2, delle quali la metà prodotta solo negli ultimi 25 anni.
Una posizione di rilievo in questa “black list” la occupano tutte le compagnie del settore petrolifero e di quello legato all’estrazione del carbone.
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