5 Dicembre 2018 - 09:00

La freccia mirava alla libertà ma Robin Hood era alla catena dei soldi

robin hood

Robin Hood è un lungometraggio animato della Disney dell’anno 1973. Rappresenta il 21° Classico Disney e anche uno dei più controversi. È il primo cartone animato a cui non ha minimamente partecipato Walt Disney, deceduto nel 1966

Robin Hood, nonostante i suoi problemi di produzione, si distingue per originalità. Così come per tutti gli altri Classici Disney. Per questi, però, non sempre le peculiarità provengono dal film in sé. Molto spesso per comprendere pienamente la grandezza di uno studio quale Walt Disney Productions è obbligatorio scavare dietro ogni pellicola.

L’intento era quello di portare sul grande schermo la storia di Robin Hood, eroe popolare del Regno Unito. Una ricetta già testata che risultò funzionante con La Spada nella Roccia pochi anni prima, dove un personaggio già popolare nel Regno Unito veniva portato sul grande schermo.

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Rubare al nuovo per dare al vecchio o rubare al vecchio per dare al nuovo?

Eppure la produzione di Robin Hood risultò problematica fin da subito. Ciò che risultò fondamentale fu proprio il topic di cui parla il film: il denaro.

Visti i non brillantissimi precedenti al cinema, la Walt Disney Productions non aveva a disposizione eccellenti fonti per produrre lungometraggi di importanti ambizioni. Lo studio però non abbandonò la volontà di portare ulteriori Classici Disney sul grande schermo.

Per farlo, però, il regista Ken Anderson e i suoi animatori dovettero compiere qualcosa di dispendioso a livello artistico.

Molte animazioni facciali, molti movimenti e molti personaggi furono ripresi e riciclati da lavori precedenti della stessa Disney. Eppure Robin Hood riesce a funzionare nonostante gli imponenti limiti tecnici e qualitativi. Questo grazie al lavoro e alla passione da sempre garanzia della Disney: la caratterizzazione di personaggi iconici.

La prima – vincente – decisione fu quella di antropomorfizzare i personaggi della leggenda. I personaggi di Robin Hood, Little John e il Principe Giovanni appaiono infatti con sembianze animalesche. La Disney si era già brillantemente contraddistinta fin da Biancaneve con l’ottima caratterizzazione di personaggi sotto forma di animali.

La formula vincente fu nuovamente ripetuta, e grazie a tanta comicità e a una storia alla portata per tutte le età, Robin Hood fu ben apprezzato da critica e pubblico.

Sopravvivere e liberarsi, a Nottingham e nel mondo cinematografico

Nonostante non sia il più originale dei Classici Disney, riesce a strappare ben più di un sorriso grazie a tanta azione e comicità. D’altro canto non viene neppure sminuita la figura del già conosciuto Robin Hood, accompagnato dal suo motto:

“Rubare ai ricchi per dare ai poveri”

Il denaro, infatti, rappresenta il personaggio astratto più importante della vicenda. Una forza talmente grande da bilanciare e spostare sia i sentimenti che il potere dei personaggi interessati. La leva su cui l’antagonista Il Principe Giovanni insiste e percuote, non fa altro che rafforzare il lavoro del famigerato Robin Hood. Aiutando infatti il popolo, torturato e spolpato dalle tasse, che lo accompagnerà nella battaglia finale per la libertà e la giustizia, seppur in toni non eccessivamente profondi, bensì molto più orientati verso un’atmosfera di intrattenimento e comicità.

Ma ciò che probabilmente conta di più è che la Disney riuscì a sopravvivere. Nonostante la morte di Walt, nonostante i pochi fondi, nonostante una tecnica non invidiabile. Un periodo di transizione ricco di lungometraggi traghettatori aspettando la miccia giusta per riaccendere il fuoco all’interno del grande cinema per l’animazione.

Robin Hood non è altro che, ripensandoci oggi, la rappresentazione del mondo Disney quando correva l’anno 1973. Una freccia che mira sulla libertà d’espressione e sulla voglia di fare nuova arte. Il tutto però, con una catena indissolubile legata al successo commerciale e industriale, con pochi soldi a disposizione.