The Crown, la seconda straordinaria e commovente stagione
The Crown si riconferma come una delle serie TV migliori degli ultimi anni, bissando il successo della scorsa stagione. Claire Foy (Elisabetta) si supera nella sua magistrale interpretazione. Matt Smith (Filippo) induce ad una sincera commozione. The Crown è pura e regale magnificenza
“Se c’è una cosa che ho imparato, è che io sono sempre secondo”
The Crown – Ci eravamo lasciati con il Principe Filippo e la Regina Elisabetta distanti l’uno dall’altra. Due persone lontane per ruoli, scopi ed ambizioni. Lilibet “costringe” così suo marito ad un viaggio di circa 5 mesi, “per ritrovare se stesso” e – come dice la Regina Madre – “per brillare da solo“, senza l’oscura ed opprimente ombra della Regina Elisabetta II.
Ed è così che si apre la seconda stagione, con un matrimonio sull’orlo del fallimento, con una monarchia pronta a collassare su se stessa. Le prime immagini della 2×01 di The Crown raccontano qualcosa di immediatamente ravvisabile: il ruolo degli imperativi. “Devi” – “Devi“, continua a ripetere Elisabetta. Ma sono parole vuote, fuori da ogni tipo di contesto; persino lei sembra non crederci, i suoi stessi gesti la tradiscono. Sembra non avere più potere su Filippo, più nessuna influenza. È fragile.
La potenza della fotografia (a cura di Adriano Goldman) è impressionante; Elisabetta e Filippo seduti, uno di fronte all’altro come durante una “normale” seduta di terapia di coppia, durante la quale i coniugi esprimono i propri pensieri e perplessità. Una coppia come tutte le altre.
“Come in una… prigione”
Il matrimonio diventa una prigione – così definito dallo stesso Filippo. La parola “divorzio” compare e ricompare nel corso della stagione più volte. Non c’è nessun timore reverenziale mentre la si pronuncia. Nemmeno Elisabetta ha paura di dirla ma, sa, che questa assumerebbe un valore eretico all’interno della sua famiglia, con il suo ruolo. Insomma, la nave sulla quale si trovano Filippo e Elisabetta durante la concitata conversazione è immagine perfettamente rappresentativa del loro rapporto: un’imbarcazione che barcolla.
“History was not made by those who did nothing”
Se la prima stagione si era conclusa con una immagine potente ed irreprensibile di una Elisabetta Regina, questa sbiadisce durante la prima parte della seconda stagione. Elisabetta vacilla in politica, in amore. La sua capacità di discernimento viene messa a dura prova. Elisabetta tratta con distacco Filippo (“non voglio trattenerti“) e con sufficienza il Prime Minister Sir Anthony Eden. Quest’ultimo, già in via di decadimento durante la parte finale della 1×10, nella seconda stagione risulta essere ancora di più fuori dalla storia, anzi, si fa travolgere dalla storia. È il principale responsabile della Crisi di Suez che ha segnato la fine – in via ufficiosa – dell’Impero Britannico, il declino del colonialismo inglese.
Eden ha dimostrato di non avere lo spessore politico (e morale) di Churchill né la caparbietà di affrontare a viso aperto l’Unione Sovietica. Lascia persino il Paese nel pieno della Crisi. Le immagini dell’attacco britannico all’Egitto di Nasser è risultato l’ultimo bieco tentativo di un Governo e di una Nazione allo strenuo delle forze, in piena crisi di credibilità. Si conferma ancora ciò che era stato posto in essere nella prima (già straordinaria) stagione: quanto sia marcio il lato della “governance” rispetto a quello della Corona.
Questo ampiamente confermato dal successore di Eden, Lord Harold Macmillan. Uomo dalle precise vedute politiche ma dalla dignità compromessa, con una finta e finita relazione con sua moglie, amante del loro stesso autista. Gli Underwood degli anni ’60.
“Hai sposato uno spirito selvaggio. Domarlo è inutile”
Filippo compie errori con quotidiana costanza. La sua tempra, la sua superficialità e – in alcuni casi – la sua immaturità lo rendono inviso agli occhi degli spettatori. La seconda stagione di The Crown risulta essere quella durante la quale viene messa sotto la lente di ingrandimento la stessa vita del Duca di Edimburgo. Ciò permette di capire (e non per forza di sopportare) la sua persona. L’infanzia difficile di lui si ripercuote su Elisabetta e, soprattutto su suo figlio Carlo (meravigliosa la 2×09 “Pater Familias“). Filippo cerca di essere se stesso, di non piegarsi alle tradizioni né ad imperativi che lo ingessano, che trattengono il suo “io”. Insomma, come lui stesso afferma: “Noi non siamo ciò che indossiamo. È il carattere che ci definisce“.
Interessante il primo focus sulla
vita del giovane Charles. Un ragazzo timido che ha la sfortuna di entrare in rotta di collisione con un padre esasperatamente esigente. L’interpretazione del giovane Billy Jenkins è intensa, capace di creare empatia con il pubblico. Si prova orrore per la costrizione del piccolo di casa Windsor e, ci chiediamo a questo punto, come sia stata quella di William e Henry.
Di certo si conosce quella di Filippo. La 2×09 di The Crown è uno degli episodi più sofferti ed emotivi. La gioventù tormentata: la fuga dalla Grecia in una cassa di arance, la fuga del padre, l’esaurimento nervoso di sua madre, il rapporto delle sue sorelle con il nazismo. La morte di Cecilia, sua sorella, è stato forse l’episodio più tragico della sua vita. Da togliere il fiato la scena di un Filippo maturo che cammina tra i rottami dello Junkers a Ostenda. Quanto dolore ha permeato la sua infanzia? Quanto dolore ha minato le sue scelte? Quanto dolore ha tracciato il suo cammino? Ma, soprattutto, quanto dolore ha forgiato la sua personalità?
Elisabetta donna. Elisabetta madre. Elisabetta moglie. Elisabetta Regina.
“Ho troppo rispetto per me stessa e per i miei figli per sopportarlo”. Queste sono le parole di Eileen Parker, moglie di Mike – amico intimo di Filippo – che quasi feriscono Elisabetta, rea secondo la Parker, di non provare i medesimi sentimenti per il comportamento fuori luogo del Principe. Vengono poste due donne al confronto: Eileen spinge per il divorzio fino ad ottenerlo, Elisabetta – che non può praticarlo – resta immobile, tutto le scivola addosso. Questo porta la Regina a trattare con indomita freddezza suo marito, i silenzi tra di loro valgono più di ogni minimo gesto.
“Mai stata tanto sola” – dirà a Filippo nella discussione sulla nave, così da concludere la conversazione alla 2×03 (“Lisbon“) apertasi con la puntata 2×01 (“Misadventure“). Nel mezzo lunghi flashback che hanno spiegato e narrato i 5 lunghi mesi del Principe lontano da Buckingham Palace, lontano dalla sua famiglia.
Se Elisabetta non può fare scelte drastiche può, però, concludere accordi.
“Mi chiedi qual è il mio prezzo?” – Le parole di Filippo tremano, ma al tempo stesso non danno spazio ad altre interpretazioni, perché tutto accade dietro il sipario di Buckingham Palace: ora è Sua Altezza, proclamata “la fine dei Baffoni al Palazzo.” È emblematico come l’incoronazione di Filippo sia una sconfitta personale di Elisabetta come moglie, ma che senga una vittoria della Corona, che ha così salvaguardato il matrimonio reale.
Mr. e Mrs. Kennedy
Uno degli episodi più attesi della seconda stagione di The Crown era di certo quello dell’arrivo dei coniugi Kennedy a Londra. Sono sempre stati messi sotto la luce dei riflettori e issati a personaggi protagonisti di qualsiasi documentario, serie o film che sia. Ma non in questo caso. Fin da subito è chiara una certa invidia della Regina nei confronti di Jackie, sentimento nuovo in questa serie.
Ma la bellezza della Kennedy sbiadisce. La sua grandezza si sgretola. Jackie critica la monarchia – rea di essere obsoleta e non più rappresentativa del mondo odierno – la regina, “insignificante, inadeguata, ignorante, mal vestita e mal pettinata“. Persino Buckingham Palace le sembra “un hotel di provincia”.
Intanto Lilibet vola in Africa, anche spinta dalle crude parole della First Lady, ed ottiene un grande e storico risultato per il Regno. Elisabetta è determinata, è testarda, è umile e, soprattutto, ha mantenuto la dignità che sempre l’ha contraddistinta. La scena finale è, stranamente, surreale.
Lo sparo, il capo di J.F.K. chino sul ventre di Jackie, il suo vestito sporco di sangue, il suo viso trasfigurato. Tutto termina.
I balli, le convention, i viaggi ma, anche i litigi, le incomprensioni, i tradimenti: “quella era felicità, dopotutto.”
È indubbia una verità: Elisabetta ha imparato tanto da Jackie Kennedy. Ad essere coraggiosa, testarda, temeraria. Chissà, forse suonare le campane a lutto a Londra, può essere considerato come uno sdebitarsi, un segno di rispetto. Rispetto reciproco.
Matrimonium
Dannata, affascinante, bellissima. Margaret l’abbiamo iniziata a conoscere lungo la prima stagione di The Crown. La tormentata relazione con Peter Townsend ha lasciato strascichi sulla sua vita, diventata monotona, atona, senza fibrillanti emozioni. Insomma, la Principessa “segregata” in una prigione d’oro.
La contessa di Snowdon così cerca aria fresca, nuove esperienze e conoscenze. Ed è così che arriva Antony Armstrong-Jones. Fotografo appassionato e passionale, l’esempio perfetto di “homme fatal“. È sfacciato, a volte antipatico e saccente e, quindi, affascina la Principessa, sempre attratta da uomini dalla forte personalità.
La sua diviene, in seguito, una (inutile) corsa al matrimonio con Armostrong dopo aver saputo che il suo ex fidanzato aveva chiesto la mano ad un’altra donna. La vita va avanti e, Margaret, invece di girare pagina, cambia persino libro.
Si butta a capofitto in una relazione che ha tanti risvolti ombrosi, di cui lei non è a conoscenza. Organizza un matrimonio sfavillante, riacquista la fiducia in se stessa persa tempo prima, affronta a viso aperto sua sorella.
Margaret risulta essere, sotto alcuni aspetti, trasposizione femminile di Filippo. Si ritrova in contrasto con Elisabetta (non in cattiva fede – forse), è immatura per certi risvolti. Non è facile reputare quello della Principessa un personaggio positivo. Ma, è sicuramente quello più libero da catene, da pregiudizi. È semplicemente se stessa, con i suoi drammi, i suoi sogni. Margaret è la donna che più di tutte, prima di Lady D., ha fatto tremare le pareti (e non solo) di Buckingham Palace.
Best moments in The Crown
Marionette
La seconda stagione è stata la serie dei cambiamenti. La Corona ha ampiamente sofferto questo processo di ammodernamento. La famiglia reale non è più così distante dai sudditi, non c’è più quella luce divina ad illuminarli, il rispetto reverenziale nei confronti dei Windosor è mutato. La scena finale della 2×05 è assolutamente spettacolare e le parole della Regina Madre (Victoria Hamilton) sono forti, perforanti, profetiche. E questo, supportato dalla musica di Rupert Gregson-William, rimane sublime.
“Tutto questo solo per aprirci al mondo, per essere al pari della gente comune, essere democratici. È così che funziona: il dolore e le pene che abbiamo subito, vengono dimenticati poco a poco. Pezzo dopo pezzo. La nostra autorità, il nostro assolutismo, i nostri diritti divini. La storia della monarchia in questo paese ha un percorso lastricato di umiliazioni, di sacrifici, di concessioni subiti per sopravvivere. Prima abbiamo affrontato i baroni, poi i commercianti e ora i giornalisti. È vero, teniamo alle riverenze, all’etichetta e alle buone maniere. Ma è tutto ciò che ci resta. I pezzi di armatura rimasti dopo essere passati dal governare, al regnare a… a non essere più nulla. Marionette.”
She is the Job
Quando non ci sono comunicazioni, tutto può crollare. Lo scandalo Profumo è di quelli che fanno cadere le teste, figurarsi le corone. Filippo, per l’ennesima volta, è al centro di un nuovo scandaloso clamore. Elisabetta è di nuovo allo strenuo delle forze, non sa più a chi e a cosa credere.
La testa suggerisce qualcosa, il cuore l’opposto. Un matrimonio che si regge in piedi con serie difficoltà rischia di crollare rovinosamente. Lilibet si isola, respira senza l’ombra opprimente di Filippo, distruttivo come non mai. Ma, lui, è l’unico in grado di risollevarla.
“Ci sono due tipi di persone nel mondo. Quelle che si ritengono degni di fiducia e affidabili e che poi si rivelano insidiosi e deboli come McMillan. E quelle che sembrano complicati e difficili, e che poi sono più fidate più di chiunque pensasse. Come me. So esattamente qual è il mio lavoro. Tuo padre è stato molto chiaro in merito. Tu sei il mio lavoro. Tu sei l’essenza del mio dovere. Quindi eccomi qui, vassallo della tua esistenza. Con te, non contro. Guarda da questa parte. Io sono tuo. Con te. E non perché mi hai dato un titolo, o perché siamo giunti ad un accordo, ma perché voglio che sia così. Perché ti amo.“
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