22 Luglio 2018 - 16:17

Tra Carta E Pixel, Arancia Meccanica: il tema della rivoluzione

Arancia Meccanica

Nel quarto appuntamento con Tra Carta E Pixel, spazio a due capolavori, di letteratura e cinema, uniti dallo stesso titolo: Arancia Meccanica

La distopia è diventato il tema principale della filmografia odierna e della fantascienza letteraria mondiale. Tantissimi titoli celebri usciti negli ultimi anni (un esempio: Hunger Games) fanno ricorso all’utilizzo del “futuro alternativo” visto in chiave negativa. Anche Anthony Burgess, nel 1962, ci ha provato, con un titolo che tutto il mondo conosce: Arancia Meccanica.

Un nome che tutti conoscono, famoso a tal punto da diventare addirittura un franchising. Un libro che ha spopolato a tal punto da scomodare un signore come Stanley Kubrick (abbiamo già trattato Eyes Wide Shut) e da fargli realizzare un adattamento cinematografico, nel 1971.

Arancia Meccanica è un’opera quanto più anticonvenzionale possibile. In un periodo in cui le rivoluzioni erano argomento d’ogni giorno (da poco passato il ’68), perché non ambientare il romanzo in un ambiente rivoluzionario a sua volta? E perché non usare un linguaggio rivoluzionario anch’esso, quanto di più anti-grammatico esista in natura? Il resto è storia.

La rivoluzione, le droghe e la violenza

La storia inizia in maniera molto semplice, per la verità. Arancia Meccanica prende piede in un’Inghilterra futuristica abbastanza strana, alternativa. Alex DeLarge (trasformato in Alex Burgess nel film, degno tributo allo scrittore) è un ragazzo a capo di una banda di criminali, chiamata Drughi, che trascorre le giornate tra rapine, stupri, violenza e Latte+. Quest’ultimo è un chiaro “cocktail” di latte e droga, nello specifico mescalina.

I compagni di Alex sono Bamba, George e Pete. Per la verità, una vera e propria trama non c’è, se non quella che si articola tra atti di violenza e crimini vari ai danni di personaggi di vario tipo. Tutto scorre liscio, finché George e Bamba decidono di tradire Alex, denunciandolo a seguito di una violenta irruzione in casa di un’anziana signora (che, a seguito delle percosse, morirà).

Alex viene condannato a 14 anni di reclusione. Durante la sua permanenza in carcere, dove compie un altro assassinio, gli viene offerta la libertà in cambio della sua partecipazione ad un nuovo programma di correzione denominato “Tecnica Lodovico“. Il programma di correzione si rivela quanto di più duro Alex abbia mai affrontato in vita sua.

Lo stile violento e la scrittura “alternativa”

Tra il romanzo e il suo adattamento cinematografico, vi sono tantissimi fattori che il buon Stanley ha voluto mantenere inalterati. Innanzitutto, la trama di entrambe le opere è sostanzialmente uguale (a parte l’adattamento alle esigenze cinematografiche del regista).

Entrambe le opere posseggono uno stile artistico degno di nota. Burgess in un modo, Kubrick in un altro, riescono a dare il senso di una società distorta, a dipingere come dei veri e propri pittori la “malattia” che affligge gli uomini degli anni ’60/’70. Uomini ancora votati al conservatorismo, che preferiscono “rinchiudersi in casa” per sentirsi al sicuro. La loro sicurezza è però minata dai Drughi, che rappresentano lo spartiacque tra giovani e vecchi.

Il romanzo ha, però, uno stile particolare. Burgess utilizza un lessico strano ed inventato che potrebbe causare al lettore non poche difficoltà nella comprensione degli avvenimenti. Lessico che Kubrick riprende in alcuni frangenti, salvo bypassarlo in altri. Il tutto, però, è reso molto più comprensibile grazie alle immagini.

Altro elemento in comune tra scritto e visivo è la critica, celata, volta soprattutto ai giovani e alla società. Giovani che sono arroganti, e che sono diventati parte di una società (che li ha formati) egoista, ipocrita, falsa e noncurante. Da questo punto di vista, si può parlare di una sorta di distopia “anticipatrice” in comune tra libro e film. Kubrick e Burgess hanno le stesse vedute di fondo, sono entrambi dei visionari e hanno solamente anticipato di 30/40 anni la società neocapitalista che imperversa tutt’oggi nelle strade.

Differenze

Vi sono, però, anche alcune differenze che Kubrick ha voluto evidenziare. E (sorpresa) non sempre il risultato è stato eccelso. La più evidente è l’introduzione, nel film, di una sgradevole componente erotica, forse non necessaria in un film che ha già un fascino “macabro” di suo.

Appare effettivamente esagerata (ma, attenzione, non fuori contesto), sicuramente volta a rendere più distopico il futuro in cui si svolge la vicenda. Altro punto critico è l’adattamento del linguaggio del romanzo. Alcune frasi, infatti, presentano inversioni o termini inadatti al contesto.

Detto che Kubrick non spiega nemmeno il perché del titolo Arancia Meccanica, e che i nomi nel libro sono molto più superficiali (lo scrittore è indicato come “F. Alexander”), per motivi di “spazio” il film risulta meno completo. Vi sono tanti particolari omessi, ma in 2 ore e 16 è difficile dare spazio a tutto.

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