La Lega, i 49 milioni e quel nuovo partito per fare cappotto
La Lega tra il tracollo partitico e la conquista del centro – destra. Possibili scenari dopo la sentenza del Tribunale del Riesame
Qualche giorno fa, da ospite alla Festa del Fatto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti esternava tutta la sua preoccupazione in caso di condanna da parte del Riesame.
Al grido “Se il tribunale del Riesame conferma la condanna, il 6 settembre il partito chiude”, l’esponente de La Lega, però, non considerava il lato positivo dell’accaduto che sembra poter disegnare un futuro totalmente diverso per il partito di Salvini.
Infatti, al netto di quanto pronunciato dai giudici e dal Ministro degli Interni come risposta alla sentenza, il quadro che si andrebbe a delineare non solo proteggerebbe La Lega da un crack economico che destabilizzerebbe l’azione politica ma spalancherebbe le porte del centro – destra all’ex leader padano.
In questa specifica fase, sfruttando al massimo il lavoro di marketing politico portato avanti dal traghettatore leghista, la creazione di un nuovo soggetto politico potrebbe realmente portare a termine lo stravolgimento partitico cominciato ben prima del 4 marzo.
Andando per ordine, e considerando tanto l’aspetto pratico quanto quello politico, è facile capire come La Lega allo stato attuale avrebbe la doppia possibilità di divenire tanto un partito vincolante quanto un partito dominante in un solo colpo.
In sostanza, portando al fallimento il vecchio soggetto – creando una sorta di tabula rasa (intesa negli stessi termini del diritto internazionale) a livello partitico – e creandone un altro dal nulla, quella che fu La Lega andrebbe sia ad influenzare il regolare percorso governativo – con la formazione dei nuovi equilibri interni – che a fagocitare totalmente ciò che rimane delle altre due anime di centro – destra.
L’ultimo punto, in cui si evidenzia la bontà dell’operazione in termini politici, garantirebbe una fusione a freddo senza alcun tipo di smottamento interno – al contrario di ciò che si sta pensando nel centro sinistra – e contemporaneamente la definitiva consacrazione nella coalizione.
Per centrare l’obiettivo, chiaramente, saranno fondamentali i dirigenti dell’attuale FI che, ormai allo sbando sotto la reggenza Tajani, stanno già cercando di confluire senza destare clamore mediatico tra le fila dei salviniani.
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