7 Settembre 2017 - 15:58

Arancia Meccanica, tra distopia, volontà di potenza e Nietzsche

Arancia Meccanica, tra distopia, volontà di potenza e Nietzsche

Arancia Meccanica è un indiscusso capolavoro sulla distopia postmoderna. Quando uscì al Cinema fu criticato per la sua istigazione alla violenza: quarantasei anni dopo qualcosa è cambiato? ZonMovie ne indaga il senso e le influenze. #AccadeOggi 

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Arancia meccanica (A Clockwork Orange) è un film del 1971, diretto da Stanley Kubrick (New York, 26 luglio 1928 – St. Albans, 7 marzo 1999). Uscito in Italia il 7 settembre 1972, è diventato un cult celebrativo di un’estetica e una laconicità debitrici del cinema di Sergio Leone – per stessa ammissione dell’indiscusso indagatore dei labirinti della mente umana.

Arancia MeccanicaTratto dall’omonimo romanzo del 1962 di Anthony Burgess, il film è diventato non solo una pietra miliare del cinema del XX secolo, ma anche il perno di una discussione a carattere filosofico-sociologico.

Le serate di Alexander DeLarge (il superlativo Malcolm McDowell) e i suoi drughi (Pete, Georgie e Dim) si svolgono tra le strade di una Londra distopica – un’esasperazione postmoderna degli anni ’70 – e il Korova Milk Bar, dove trangugiando “latte più” si prefigurano nottate di ultraviolenza e stupri.

“Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pete, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende ” latte+ “, cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quel che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all’esercizio dell’amata ultraviolenza.”

Kubrick volesse analizzare nel momento del suo nascere quella struttura sociale che considera come un pericolo per l'espressione umana.Alex è un purista della violenza, in quanto (nel bene e nel male) è espressione del suo essere: l’aggressività scaturisce dalla sua stessa natura, è per lui energia vitale.

I suoi “compagni”, invece, sono mossi solo dallo spirito di emulazione e dal vile opportunismo: lo dimostreranno nell’abbandonare Alex ai manganelli del nemico, la polizia.

Così, in seguito ad una condanna per omicidio, ha inizio il processo rieducativo dello Stato vs Alex. Ecco che Kubrick ricerca visivamente e concettualmente una critica alla struttura sociale, che considera un pericolo per la libera espressione dell’individuo.

Infatti dal punto di vista di Kubrick la società è una forma di prigionia – basata sul principio del Panopticon che impone i suoi opprimenti valori ritenuti dogmaticamente giusti, sopprimendo l’istinto dell’essere umano, del singolo, omologandolo a tutti gli altri.

In Arancia Meccanica questo aspetto viene reso simbolicamente dalla “rivoluzionaria cura Ludovico”: una tecnica disumanizzante, con cui la società vorrebbe reprimere la violenza fisica ricorrendo ad altra violenza, in una forma più subdola. Così lo Stato intende coercizzare il “gulliver” del paziente privandolo del libero arbitrio, asservendolo ad un sistema che lo vuole inerme e senza alcuna volontà.

L’intento inizialmente viene pienamente raggiunto: infatti dopo la cura, lo stesso Alex diviene vittima della vendetta di coloro che ha seviziato, ormai incapace di reagire e quindi di difendersi.  I suoi stessi ex-scagnozzi sono divenuti poliziotti: assorbiti e strumentalizzati dalla stessa società che li ripudiava.

Arancia meccanicaQuando Alex si riappropria della propria volontà, lo Stato (la società) avendo compreso il proprio fallimento, decide di servirsene: il finale in ospedale, con il Ministro della Giustizia che imbocca Alex, ne dichiara palesemente la cruciale allegoria.

Nonostante l’intrinseca e complessa indagine sociologica, Arancia Meccanica è stato ridotto semplicisticamente ad un mero esempio di giustificazione del ricorso alla violenza, attirando simpatie non affini agli stimoli esistenziali ed onestamente intellettuali che Kubrick voleva esercitare sullo spettatore: infatti manipoli destroidi hanno fatto di Arancia meccanica il proprio vessillo.

Arancia MeccanicaAnzi Kubrick con questo film voleva esorcizzare la violenza sociale, quella imposta da una massa o un gruppo sul singolo individuo, da ideologie assolute inculcate per poterlo controllare. Arancia Meccanica è quindi un manifesto di libertà, oltre ogni inappropriato uso della violenza, di false e strumentali idee politiche e/o religiose.

Oggi, a quarantasei anni dalla repressione e dal coatto fenomeno dei moralismi sociali del 1971 – Kubrick si vide costretto a interromperne la distribuzione – Arancia Meccanica può essere rivalutato, scevro da intenti propagandistici di sorta, nel senso di una profonda riflessione filosofica, di stampo nietzschiana.

Arancia MeccanicaEsattamente come in Kubrick, Nietzsche individuava la società come un sistema repressivo, dove l’uomo è costretto ad obliare la propria natura, libera e creativa, in favore di sterili valori condivisi. 

Ecco che il filosofo tedesco, che tendenzialmente si identifica con il  “Vitalismo Individualistico”, un impulso spontaneo verso l’espansione individualistica di sé, condanna il sopravvento del pensiero razionale occidentale sull’irrazionale, dell’apollineo sul dionisiaco, da imputarsi innanzitutto alla filosofia socratica e a quella di Rousseau.

Infatti nell’ultima opera, “Anticristo”, Nietzsche definisce il cristianesimo come una tecnica di controllo, che impone la repressione degli istinti, istigando al senso di colpa e all’angoscia, attraverso la strumentalizzazione della paura della morte e la vanesia promessa di un paradiso ultraterreno.

Arancia meccanicaIn Arancia Meccanica, Alex incarna uno spirito libero, e, in quanto freigeist (“spirito libero” in tedesco), non ha paura di nulla. Ma non si può parlare di Alex come l’Ubermensch (il superuomo nietzschiano).

In definitiva Alex DeLarge è la rappresentazione di tutti gli istinti e gli impulsi di cui la società ci ha privato, esercitando una forte fascinazione, di richiamo atavico, sul pubblico.

Arancia Meccanica, tra distopia, volontà di potenza e NietzscheEgli è l’espressione vivente della volontà di potenza di Martin Heidegger: ma non bisogna mistificare tale termine, confondendolo con la sopraffazione e/o affermazione sugli altri.

Alla luce di questa analisi, si comprende come Kubrick in realtà condanni la volontà esercitata da Pete, Dim e Georgie, così come non avrebbe approvato le distorsioni nazi-fasciste: il loro è solo un mediocre e volgare inneggiare all’uso della violenza per un mero scopo materiale.

E questa chiave di visione del film, è accentuata dalla fervente passione di Alex per Ludovico Van (Beethoven): la scelta kubrickiana di musiche classiche tratte dal repertorio di Rossini e Beethoven, non solo accentuano l’imprinting visionario e onirico del film, ma sono espressione di quella volontà di potenza esercitata da Alex, di quel dionisiaco e irrazionale annientati dalla società.

Infatti la colonna sonora di Arancia Meccanica non risiede in spartiti armoniosi e formali, ma nelle note veementi ed impulsive concepite dal genio del compositore tedesco. La sua fama di misantropo, in parte dovuta proprio a quell’ipocusia che lo afflisse in età precoce, non scalfì però la straordinaria forza espressiva e comunicativa della sua musica, esattamente come accade con il magnetismo di Alexander DeLarge.

Difatti, per quanto possa compiere nefandezze, lo spettatore si pone dicotomicamente dinanzi al suo personaggio: da un lato ne disapprova e ne condanna le azioni, dall’altro però non può non rimanere affascinato dalla sua libera capacità di affermare se stesso, il suo vero io.

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