24 Novembre 2017 - 12:13

Auschwitz, decifrate le lettere di un deportato nascoste sotto terra

Auschwitz

Sono state decifrate, dopo oltre 70 anni, le lettere di Marcel Nadjari, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, costretto ad occuparsi dei deportati destinati alle camere a gas

Grazie alle nuove tecnologie sono stati decifrati i 13 fogli della lettera di Marcel Nadjari, deportato nel lagher di Auschwitz, costretto ad occuparsi dei deportati destinati a morire nelle camere a gas.

Marcel era un ebreo greco e si trovava nel campo di concentramento insieme ai genitori e alla sorella Nelli destinati a morire poco dopo il loro ingresso.

La lettera, ben nascosta sotto terra da Nadjari, è rimasta invisibile al mondo intero poichè nessuno ancora era riuscito a decifrarla viste le condizioni in cui si trovava.

I tredici fogli strappati da un quaderno, infatti, sono rimasti sotto terra per moltissimo tempo, nascosti dal loro autore che ha sentito il bisogno di scrivere l’inferno che stava vivendo sulla terra.

Un inferno a cui lui è stato costretto a partecipare attivamente poichè inserito nel Sonderkommando, gruppo di deportati che si occupavano di portare a morire nelle camere a gas altri deportati magari loro familiari, amici, fratelli.

Lo spaventoso compito di Marcel

Quello affidato a Marcel era un compito terribile, accompagnare degli esseri umani nelle camere in cui dovranno morire per poi spostare i corpi, tagliare loro i capelli, raccogliere i denti d’oro e poi bruciare i resti.

Ecco perchè nella sula lettera scrive: “Come potrei temere la morte dopo tutto quello che ho visto qui?”. Ma il momento più difficile, scrive Nadjari, era quando i deportati gli chiedevano quale sarebbe stata la loro fine e lui diceva loro la verità.

“Sono stati costretti ad entrare a frustate e poi sono state chiuse le porte”, racconta ancora. Marcel non aveva paura di morire, anzi, era convinto che presto sarebbe toccato anche a lui ed è proprio per questo che ha sentito l’esigenza di imprimere nero su bianco tutto l’orrore che stava vivendo.

In uno dei fogli si legge: “Ogni volta che uccidono, mi chiedo se Dio esiste” ma questa non era l’unica domanda che si poneva e l’unica preoccupazione che Marcel aveva.

Egli, infatti, diceva di essere dispiaciuto, oltre a tutte le altre cose, per due ragioni in particolare: per il fatto che non sarebbe riuscito a vendicarsi e per il fatto di non riuscire a dare una morte più dignitosa ed umana agli altri prigionieri.

Per lui, questi tredici fogli, erano una sorta di testimonianza, uno sfogo a cui non ha potuto rinunciare, un ricordo della sua esistenza.

Le scoperte di Pavel Polian

La lettera è stata ritrovata per caso nel 1980, da uno studente polacco che stava partecipando ad uno scavo. Lo scritto è rimasto sotto terra per ben 36 anni ed è rimasto nascosto perchè non si disponeva degli strumenti adatti per poterlo decifrare.

Pavel Polian, lo studioso russo che si è occupato della preziosa testimonianza, ha scoperto anche un’altra cosa del tutto inaspettata.

Secondo gli studi condotti da Polian, Marcel sarebbe riuscito a salvarsi grazie alla baraonda provocata dalle armate russe che costrinsero i custodi del campo di concentramento a spostare i deportati in altri campi.

Marcel fu trasferito in Australia e, dopo la vittoria degli alleati, fu liberato. E’ poi scappato negli Stati Uniti dove si è sposato, ha avuto una figlia ed ha lavorato come sarto. E’ morto nel 1971.

La lettera è stata consegnata alla figlia e sarà fatta leggere in tutte le sinagoghe per trasmettere il messaggio di solidarietà e fratellanza impresso su quei 13 fogli.

 

 

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