Elezioni 2018: vincitori, vinti e…
Elezioni 2018: vincitori e vinti della tornata elettorale. Il cambio delle percentuali di voto e il nuovo schema partitico italiano
Con i dati quasi definitivi – anche se per i numeri reali dei seggi bisogna aspettare ancora un po’ – si può dire che queste Elezioni 2018 hanno ridisegnato completamente l’assetto italiano.
Infatti, confrontando l’esito attuale con quello delle Elezioni 2013 – stando attenti ai distinguo dettati da 5 anni di evoluzione politico/partitica – è evidente come diversi elementi abbiano determinato lo stato delle cose attuale.
Il primo grande dato è quello della caduta definitiva di Berlusconi che con il suo 14% non solo ha invertito la rotta delle ultime elezioni – il grande ritorno del Cavaliere, come accaduto cinque anni fa – ma ha anche ceduto ufficialmente il passo agli alleati di coalizione (Lega Nord su tutti). Questo elemento, non del tutto scontato avendo influenzato le competizioni elettorali degli ultimi venti anni, è strettamente legato al secondo presupposto rappresentato dall’inversione dei ruoli fra partiti di sistema e antisistema.
Se Silvio Berlusconi ha sicuramente subito il contraccolpo, a ridere non sono sicuramente Pd e LeU. Centro-sinistra e sinistra, infatti, sono state totalmente bocciate sia per le politiche portate avanti fino ad ora – dove LeU ha le sue colpe, avendo al suo interno molti ex rappresentanti dei precedenti Governi di larghe intese – sia per le strategie messe in atto durante queste Elezioni 2018 (con più di un candidato strategico, non del tutto conforme alla storia e alla politica di entrambi i gruppi).
A ciò, come detto a chiusura seggi, va aggiunta l’inversione di trend elettorale al Senato in cui, in barba alle grandi promesse rivolte alla generazione degli over 40, sono stati premiati i gruppi della Lega Nord e del M5S.
Proprio questi ultimi rappresentano i veri vincitori della tornata elettorale sia per i numeri ottenuti – schiaccianti se confrontati con quelli di cinque anni fa – che per l’abbattimento dell’ostacolo rappresentato dall’uninominale.
La parte maggioritaria, difatti, ha permesso da un lato il cappotto che ha spaccato nettamente in due l’Italia – con Salvini a prevalere nel nord Italia e i 5 Stelle a fare bottino pieno al sud – e dall’altro la ridefinizione della geografia politica italiana dove comincia a farsi spazio un nuovo equilibrio e un differente sguardo sulla gestione del nostro Paese.
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