30 Novembre 2021 - 11:07

La violenza non è un atto goliardico e nemmeno uno sbaglio

greta beccaglia - violenza

“Stiamo passando tutti i dispiacere possibili del mondo”, ha commentato il tifoso che ha molestato la giornalista Greta Beccaglia

Non volevo parlare con nessuno, solo andare alla macchina. Ho sbagliato e chiedo scusa: voglio incontrarla quando sarà possibile, quando lei vorrà“, ha dichiarato in una trasmissione radiofonica, il 45enne che ha molestato in diretta nel post-partita tra Empoli e Fiorentina, la giornalista sportiva Greta Beccaglia.

L’uomo, un ristoratore in provincia di Ancona, ha commentato così la denuncia per violenza sessuale nei confronti della giornalista sportiva: “Ho chiesto scusa e ci mancherebbe. Lo sputo sulla mano? Stavo tossendo e sono passato. A casa mi hanno detto ‘come ti è venuto in mente?!?’, me l’ha detto anche la mia compagna. Sanno che non sono questa persona cattiva, stiamo passando tutti i dispiaceri possibili del mondo. Avevamo perso e ho fatto quel gesto in un momento di stizza e per goliardia. Non avrei mai pensato a tutto quello che sta succedendo. Non sto bene, guardate dove è finita questa cosa per uno sbaglio. Uno lavora una vita, crea una vita e poi guardate cosa succede“, queste le parole di Andrea Serrani, l’uomo che ha molestato in diretta televisiva Greta Beccaglia.

A pochi giorni di distanza dalla “Giornata contro la violenza sulle donne“, l’uomo, se così possiamo definirlo, in una trasmissione radiofonica racconta che sta passando tutti i dispiaceri possibili del mondo per un gesto fatto “in un momento di stizza“, come se fosse lui la vittima e non il carnefice.

Ma ancora più grave è il tentativo di svilire l’accaduto attraverso l’affermazione “uno lavora una vita e poi guardate cosa succede” come se la colpa del vile gesto fosse della giornalista e non la sua: come se una parte della responsabilità fosse anche di Greta.

Il problema reale si cela nella cultura che giustifica e normalizza la violenza che viene fatta passare come “un atto goliardico“. Basta fare campagne di prevenzione focalizzate spesso sulle “misure di sicurezza” che noi donne dobbiamo poter adottare. Il problema è proprio questo: non è colpa nostra. Sembra che a noi donne spetti fare qualcosa per evitare le aggressioni ma così facendo, la società, in maniera indiretta, contribuisce alla colpevolizzazione della vittima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *