20 Agosto 2017 - 10:48

#nerosurosso – una storia diventata Storia

#nerosurosso

Dopo aver intervistato Pasquale Campopiano al Giffoni Film Festival, Zon.it ha recensito il suo primo libro: #nerosurosso che racconta la sua incredibile storia giornalistica (e non) durante i difficili mesi del closing del Milan

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#nerosurosso è un hastag, è un viaggio lunghissimo, è una storia incredibile. #nerosurosso è una notizia. #nerosurosso è un lavoro che si perde e riprende con più forza, è un amore perduto. #nerosurosso è la mia vita.”

Ci sono alcune storie che difficilmente un uomo nella propria vita potrà dimenticare e, questo, Pasquale Campopiano lo sa bene. Il giornalista salernitano ha fatto della sua storia l’unica ragione di vita. E si sa, a volte le storie migliori nascono così, un po’ per caso.

Trama

Il Milan di Silvio Berlusconi naviga a vista. Sono anni di magra: i piazzamenti a metà classifica e le conseguenti esclusioni dalle coppe europee gettano ombra su una presidenza ormai trentennale. Le notizie di un’eventuale cessione spuntano con la stessa velocità con cui vengono smentite, a volte da Berlusconi stesso. E, infatti, Campopiano lo esprime più volte nel suo libro: con Silvio accade e può accadere tutto e il contrario di tutto.

Ma, durante una fresca sera di aprile, Pasquale, tra un gol e l’altro sulla Playstation, viene a conoscenza di una news, che se confermata, avrebbe dello storico. Berlusconi vende, i cinesi prendono il Milan. Ma, ovviamente,  i mesi sono convulsi e concitati prima di giungere al fatidico closing. Pasquale sacrifica la propria vita privata, compromette quella professionale e, a volte, pare che tutto debba andargli storto. O forse no.

Il compagno di viaggio – Julius Vanden Borre

La telefonata di Julius Vanden Borre – la fonte di Campopiano – ha letteralmente stravolto la vita del giornalista. La lunga lista di messaggi che leggiamo in #nerosurosso è l’artificio perfetto per segnare cronologicamente la storia. Vanden Borre è ironico, divertente, schietto e, a volte, sa essere amabilmente detestabile. Ogni pagina, ogni messaggio colora il racconto di tanti stati d’animo: un caleidoscopio di emozioni vorticose che a volte sembrano prendere il sopravvento.

È proprio questo che colpisce: Pasquale Campopiano non ha avuto nessuna paura nella redazione di questo libro. Ha raccontato la storia, storia del Milan, dei milanisti ma, soprattutto, non ha nascosto che si è trattato della SUA storia. Lo impariamo a conosce: dalle sue abitudini, le sue relazioni, il suo lavoro, il suo modo di fare, di essere. Tutti motivi che hanno spinto i tifosi milanisti a fidarsi di lui, a sceglierlo come unico narratore di questa pazza, straordinaria vicenda.

Le regole del giornalista

La decima regola del Fight Club del giornalismo recita: una notizia è tua se ci arrivi prima di tutti gli altri.”

Per essere un buon giornalista bisogna avere tante qualità: sicuramente tanto coraggio, dedizione, studio. Ma come differenziare un giornalista da un cronista d’assalto? Pasquale Campopiano nella postfazione a cura di Andrea Scanzi viene definito come un “segugio in servizio permanente“. Mai definizione fu più corretta.

Un anno di lavoro che avrebbe stremato chiunque, che avrebbe piegato un giornalista comune. Ma gli hashtag #calma, #staytuned, #nerosurosso ci hanno fatto capire quanto ci abbia creduto sin dall’inizio. Leggendo con passione le pagine di questo particolare libro si può notare come è cambiato il lavoro del giornalista. I mezzi di informazione, l’interazione, tutto. Whatsapp non è che l’ultima frontiera del giornalismo e, Campopiano l’ha capito prima di tanti altri.

Al servizio dei rossoneri

L’umanità di Pasquale Campopiano è tangibile in tanti aspetti, l’impegno nel suo lavoro non basterebbe per ribadirlo. Ma quanto può essere freddo e vuoto il giornalismo se l’informazione è fine a se stessa? Il salernitano non scrive per sé, per la gloria o la notorietà. Lo fa per loro, per i tifosi milanisti. Lui che è un romanista accanito. I tifosi l’hanno compreso e… l’hanno amato comunque. Pask – così si fa chiamare a volte dagli amici – ci mette la faccia sempre e comunque. Risponde ai tifosi, spiega, argomenta. Ma Pask non si è fatto nemmeno scalfire dagli insulti e dalla rabbia dei rossoneri quando tutto l’affare del closing sembrava precipitare nel baratro.

Le sue dirette Facebook sono state seguitissime, le sue risposte su Twitter vive e vere. Pasquale non è stato un corpo estraneo di quella situazione, a volte davvero imbarazzante. Ci ha messo tutto se stesso: non ha avuto paura di gettare ombra sulla sua reputazione. Ha sofferto, ha pensato di mandare tutto all’aria, ha perso l’amore della sua vita, ha dovuto abbandonare il Corsport. In tutto l’anno rossonero il salernitano ha affrontato tante prove della vita.

È il finale quello che conta

“Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.”

La massima di Friedrich Nietzsche potrebbe rappresentare interamente la lunga avventura di Pasquale Campopiano, da Vanden Borre, al gruppo dei Diavoli, a Fassone e Mirabelli, Berlusconi e Galliani, Mister Galatioto fino a lui, l’uomo che ha sempre sognato il cronista: Yonghong Li.

E tutte le storie, un po’ come le guerre, si concludono con vincitori e vinti. Inutile sottolineare quale sia il ruolo di Campopiano, basterebbe leggere questo libro – magari tutto d’un fiato – per capirlo.

Pasquale Campopiano ha scritto una storia. La storia di molti. La storia di un Club calcistico che ha scritto e riscritto la storia del calcio. Ma, ciò che più conta, l’ha scritta da protagonista.

 

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