24 Gennaio 2017 - 11:02

Il Principe d’Egitto, la terra promessa dell’animazione

principe d'egitto

Tratto dalle vicende dell’Esodo, ‘Il Principe d’Egitto’ (1998) è il primo lungometraggio della DreamWorks Animation Studios. Quando durante il Rinascimento Disneyano, Jeffrey Katzenberg insieme a Steven Spielberg decise di fondare una nuova casa d’animazione che interrompesse il dominio mondiale dei lungometraggi animati, nacque un nuovo modo di vedere le storie a cartoni animati

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Jeffrey Katzenberg è stata una tra le figure più importanti della Disney Animation Studios, tant’è che il suo cammino professionale lo condusse ad un bivio piuttosto importante. Egli sfiorò il titolo di Presidente Esecutivo della Disney, e, deluso dal mancato traguardo, decise di abbandonare la casa di Topolino. Incontrò così Steven Spielberg, colosso del cinema non solo nel campo dell’animazione, ed insieme, nel 1997, crearono la DreamWorks Animation Studios.

Analizzeremo insieme come questa casa di animazione sia l’esatto opposta della Disney. Non più favole tranquille e spensierate, bensì storie crudeli, spesso tristi, il tutto unito dalla tecnica mixata tra tradizione e CGI.

Il primo lungometraggio fu Il Principe D’Egitto, diretto da Brenda Chapman, Steve Hickner e Simon Wells. Il film uscì nelle sale il 18 Dicembre 1998, diventando il film d’animazione più costoso della storia ed anche il migliore al box-office per un non-Disney.

Non più fiabe, ma riadattamenti di grandi storie

E’ modus operandi delle case cinematografiche (incluse quelle di animazione) rielaborare storie di medio-grande successo riadattandola secondo la propria filosofia di pensiero. Lo ha fatto la Disney con le fiabe dei fratelli Grimm e lo ha fatto spesso anche la DreamWorks. Ma con una sola, enorme differenza: la maturità dei racconti ed il riadattamento animato. Il Principe D’Egitto è una rielaborazione del libro dell’Esodo, nonché remake del film I dieci comandamenti del 1950. Il bello è che, escludendo le domande stereotipate: “E’ migliore la DreamWorks o la Disney?”, la DreamWorks si dimostra fin da subito brava, capace, coraggiosa, e soprattutto innovativa.

Ma veramente è un film adatto ai bambini? 

Ad abbattere un altro stereotipo è la narrazione della pellicola: cupa, tenebrosa, spesso crudele e cruda. Non più canzoni di speranza ed eroi che risolvono la situazione con una spada in mano. Qui c’è molto di più. Il viaggio di uomo, il giorno prima principe, il giorno dopo pastore. Un sogno sanguinoso per compiere una delle metamorfosi più grandi nella storia dei film d’animazione.

Non solo le scalate verso il successo sono le storie che meritano grandi colonne sonore ed effetti speciali; i viaggi più coraggiosi sono quelli in cui ci sono dolci odor d’incenso da perdere. Passare dalle stelle alle stalle non è una piaga, non è coraggio stupido, non è sacrificio invano, ma è il viaggio nell’entroterra di se stessi e della propria vita.

Un uomo salvato dalle acque che salverà tutto il suo popolo dal fuoco della schiavitù.

La terra promessa della nuova frontiera dell’animazione

Il viaggio di Mosè e degli ebrei porterà la libertà nella nuova terra promessa, fino ad incidere su pietra i 10 comandamenti che tutti noi conosciamo oggi. Ma dietro un racconto incoronato da splendide colonne sonore ed una qualità alla pari, se non persino superiore ad un classico Disney, un messaggio nuovo e profondo come il mare.

E’ salvato dalle acque chi non ha paura di morire, di gettarsi, di immergersi nella realtà che affoga. E’ salvato dalle acque chi non ha paura di nascondersi dal sole perché non ha bisogno di luce per risplendere. E’ salvato dalle acque chi è veramente profondo come l’oceano dei misteri, del tempo, dei valori. E’ salvato dalle acque chi ha il coraggio di piangere, chi ha il coraggio di versare lacrime. Perché chi versa una lacrima non sta facendo altro che rendere e trasparente e cristallina, come una goccia d’acqua, la verità e la piena coscienza di sé.

Come biglietto da visita, non è affatto male.

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