18 Maggio 2021 - 16:49

Recovery Plan: alcuni Paesi europei sono ancora indecisi, ancora ritardi

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Alcuni Paesi europei ancora non hanno inviato i documenti per l’approvazione del Recovery Plan, ostruzionismi e ritardi bloccano l’Ue.

Mentre il Covid-19 continua a mietere vittime e a mettere in ginocchio l’economia alcuni Paesi dell’Unione Europea faticano ad approvare i Recovery Plan da inviare alla Commissione. Ostruzionismo e crisi di governo sfiorate rendono ancora più instabile la situazione già messa a dura prova dalla pandemia. Ad oggi si aspettano nove documenti, dal valore di 201 miliardi di euro, e la Commissione Europea preme affinché i dossier circa la “decisione sulle risorse proprie” vengano inviati nel più breve tempo possibile. Ecco quali sono gli sati ancora indecisi.

Finlandia

Con un Governo composto da 200 membri e guidato dai Socialdemocratici la Finlandia non ha ancora deciso sui documenti per il Recovery Plan. Il ritardo è da attribuire al partito populista dei “Veri finlandesi” di Jussi Halla-aho, seconda forza politica alle elezioni del 2019, che ha cercato in tutti i modi di bloccare gli aiuti europei.

L’ostracismo è stato possibile grazie al quorum dei 2/3 necessario per raggiungere l’approvazione che dell’assenza nel dibattito dei partiti di governo dove, oltre ai Socialdemocratici della premier Sanna Marin, ci sono anche il Partito di Centro, la Lega Verde, l’Alleanza di Sinistra e il Partito popolare svedese.

Il partito populista ha lasciato per settimane l’esecutivo bloccato rischiando di innescare anche una crisi di Governo dato il pressing degli altri cinque partiti.

Irlanda

L’esecutivo è stato messo sotto dai vari tentativi di ostruzionismo infatti ha approvato solo venerdì 14 maggio la legislazione chiamata “Decisione sulle risorse proprie”: un primo passo in attesa del completamento e invio del Recovery Plan. Si tratta infatti di una discussione parlamentare ha permesso ai membri del Parlamento di analizzare meglio il pacchetto di aiuti. Ma la strada per un dossier ufficiale è ancora lunga, eppure i documenti di Dublino sono i più attesi dalla Commissione europea.

L’Unione Europea infatti relegherà al Paese circa 19,7 miliardi di euro, le attese sono soprattutto per vedere se tra le pagine del piano c’è il punto più atteso: la lotta all’evasione fiscale. Uno dei punti più importanti per Bruxelles. “È importante rafforzare la lotta all’elusione fiscale ed eliminare le scappatoie che possono portare a situazioni di doppia non tassazione”, ha scritto il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni in una risposta scritta all’eurodeputato dello Sinn Féin Chris MacManus.

Romania

L’esecutivo è messo sotto scacco dalla polarizzazione tra maggioranza e opposizione, la discussione del Recovery Plan ha infatti fatto nascere molteplici polemiche in seno ai principali gruppi parlamentari. La situazione per adesso non sembra destinata a sbloccarsi nel breve periodo. Infatti per l’approvazione dei documenti ufficiali da inviare a Bruxelles è necessaria una maggioranza dei due terzi. A porsi soprattutto d’ostacolo sono i socialdemocratici, che chiedono al Partito Liberale del premier Citu e al governo di consentire i dibattiti in Parlamento, cosa che però non è obbligato e non ha intenzione di fare.

Estonia

Anche qui il Governo è stato intrappolato nelle reti dell’ostruzionismo che ha ritardato l’approvazione dei dossier ufficiali da inviare in Commissione. Sono stati circa 700 gli emendamenti presentati dal partito populista dell’EKRE che hanno cercato di ostacolare qualsiasi decisione ufficiale circa gli aiuti da Bruxelles. Giovedì 13 maggio però è stata approvata la legislazione europea “Decisione sulle risorse proprie” e presto il governo estone potrebbe presentare il proprio piano da 2,9 miliardi di euro a Bruxelles.