10 Giugno 2016 - 10:15

Renzi, l’Istat e la parziale visione della realtà italiana

Renzi, rispondendo ai fischi dell’assemblea di Confcommercio, esalta 80 euro e Jobs Act. La realtà italiana, però, descrive una condizione che mal si concilia con le parole del Presidente del Consiglio

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Parlando del mercato del lavoro e della sua incidenza sulla realtà quotidiana, l’allora leader dei Beatles John Lennon affermò che il “lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza”.

Questa triste, quanto veritiera, descrizione della realtà da parte di una delle menti più eccelse della musica internazionale, però, è rimasta ancora attuale e, inevitabilmente, continua a “infiltrarsi” nella quotidianità della popolazione italiana.

Infatti, da ormai diversi anni, il lavoro e un “dignitoso” stile di vita degli individui sono divenuti una chimera per i più e, allo stesso tempo, anche coloro che si ritrovano alle prese con un’occupazione non intravedono alcun tipo di futuro.
Anche oggi, in occasione dell’assemblea di Confcommercio, il tema è stato affrontato dal Segretario/Premier Renzi e anche in questa occasione la realtà dei fatti cozza con le parole esternate dal Presidente del Consiglio.
Nell’intervento di Renzi sono due i temi che con forza si sono fatti strada: i celebri 80 euro e i dati Istat sul mercato del lavoro.
Per quanto riguarda il primo tema affrontato, il Premier ha dichiarato, replicando ad una serie di fischi dalla platea: “Che non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo ma che fossero una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese lo rivendico con forza”.
L’intervento, che sicuramente non ha cambiato più di tanto la vita di coloro che guadagnano 1500 euro (data la somma esigua e il totale disinteresse per i casi limite anche a quella cifra), ha però il merito di aver sicuramente peggiorato la vita di coloro che, essendo sotto quella soglia durante l’anno corrente, si sono visti recapitare la missiva dall’Agenzia dell’entrate con conseguente richiesta di restituzione del bonus in un’unica soluzione (oltre 400 euro).
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi

In sostanza, in questa specifica situazione, non solo è stata assegnata una “lauta (ma non sufficiente) ricompensa” per gettare fumo negli occhi ai più ma si è anche peggiorata la situazione per coloro che già versano in acque piuttosto agitate.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, che Renzi cita con non poco orgoglio facendo riferimento agli ultimi dati Istat sull’occupazione,  è necessario affrontare l’argomento considerando diverse “angolazioni”.
Al grido “L’abolizione dell’art. 18 ha favorito la crescita occupazionale”, il Presidente del Consiglio ha aperto le danze tessendo le lodi del suo Jobs Act.
In primo luogo, facendo riferimento ai dati diffusi dall’Istat (che si basano per lo più su sondaggi ed ingorano totalmente la documentazione a disposizione, come ad esempio quelle dell’Inps) l’occupazione è sì cresciuta rispetto al precedente trimestre ma, al netto degli stagionali, del misero +0,1% (praticamente una variazione impercettibile).
In secondo luogo, le nuove statistiche giocano molto sullo status di disoccupato e sulla sua mancata “dichiarazione”.
In pratica, qualora un possibile lavoratore non dichiarasse il proprio status di “disoccupato” presso le Agenzie del Lavoro (cosa sconosciuta ai più anche perché lo “status” deve essere rinnovato ogni 6 mesi), lo stesso non rientrerebbe praticamente in nessuna categoria e, di conseguenza, rimarrebbe escluso dalle statistiche.
Allo stesso modo non vengono conteggiati tutti coloro che vengono pagati con i “nuovi strumenti di precarizzazione”, i voucher, che non solo non permettono di entrare pienamente nelle statistiche sul lavoro (data l'”occasionalità”, almeno presunta, della prestazione) ma, allo stesso tempo, creano la nuova, tragica, figura del “lavoratore schiavizzato”.
Infine, come è possibile notare sempre dai nuovi dati divulgati, oltre al maggiore incremento del lavoro a tempo parziale, che non è mai passato di moda, si è avuto un reale aumento dell’attività lavorativa effettivo nell’intrevallo 50 – 64 (con diminuzioni per i 15-34enni e per i 35-49enni).
La sicurezza e la stabilità della popolazione dipendono molto dall’attività lavorativa ma senza il rafforzamento di questa difficilmente si avranno cambiamenti significativi nei prossimi anni.
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