2 Novembre 2020 - 11:09

Gigi Proietti: “L’ultimo colpo di scena di un simbolo della romanità”

Gigi Proietti

“Era un simbolo della romanità, come Petrolini e Fabrizi”, dice Luca Manfredi che lo ha diretto in diverse fiction. Il nostro ricordo di Gigi Proietti

La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al Dicembre dello scorso anno, quando Matteo Garrone lo ha voluto parte del “suo” Pinocchio nei panni di Mangiafuoco: Gigi Proietti si è spento questa mattina, proprio nel giorno in cui avrebbe compiuto ottant’anni.

Nell’approcciarsi al ruolo del burattinaio collodiano, l’ultimo grande mattatore della scena teatrale italiana raccontava: “Quello che mi ha maggiormente colpito di lui, caratteristica che basterebbe a fare un film incentrato solo su questo personaggio, è la sua profonda solitudine. Mangiafuoco è in definitiva un uomo solo, vive tra i burattini ed a un certo punto nella sua vita accade una cosa straordinaria: incontra un burattino senza fili”.

E ancora: “Quando Matteo Garrone mi ha chiamato per propormi il ruolo di Mangiafuoco, sono quasi caduto dalla sedia (…) Poi si è presentato a casa mia con una foto di me, un bozzetto di ciò che avrei dovuto essere nei panni di Mangiafuoco. Io mi sono adeguato al trucco, ci ho messo del mio, tutto il possibile e sono molto felice di averlo fatto”.

Gigi Proietti, che pure non è nuovo a personaggi fiabeschi avendo prestato la voce al genio della lampada nel film animato Disney Aladdin (1992), se n’è andato a causa dell’aggravarsi repentino di alcuni problemi cardiaci contro i quali aveva ingaggiato una battaglia, poi vinta, già dieci anni fa.

Il cuore, a ben vedere, era il tallone di Achille anche di uno degli ultimi personaggi televisivi a cui ha prestato i panni: Bruno Palmieri, giornalista di cronaca nera sulla soglia della pensione con il pallino dei casi irrisolti, protagonista di Una Pallottola nel Cuore, fiction di Raiuno in onda per tre stagioni (dal 2014 al 2017) diretta da Luca Manfredi.  Il regista, figlio dell’altrettanto indimenticabile Nino Manfredi, oggi ricorda Proietti con un racconto in esclusiva per Zon.it

“Il dolore è enorme. Se n’è andato uno degli ultimi grandi artisti, uno dei pochi in grado di tenere un palcoscenico da solo. Un simbolo della romanità come Ettore Petrolini e Aldo Fabrizi. Un maestro con cui ho condiviso gli ultimi nove anni della mia vita e quattro serie per la Rai. Se n’è andato con un ultimo colpo di scena, proprio il giorno del suo ottantesimo compleanno”.

Di Gigi resta, tuttavia, la sua profonda ironia; Ancora Manfredi: “Quando gli dicevo – Gigi, fumi troppo-, mi rispondeva sorridendo con le parole della sua mitica canzone: Nun me rompe il ca. Ciao Gigi.”

Accanto a Proietti, nel cast di “Una Pallottola nel cuore”, figuravano tra gli altri: Francesca Inaudi, Licia Maglietta, Giovanni Scifoni (che oggi lo ricorda sui social postando una foto dal set) e, in una puntata, Daniele Monterosi.

L’attore romano (che Zon.it ha incontrato per un’intervista tempo fa) dedica al Maestro un accorato ricordo:

“Avevo 18 anni e mi trovavo sul palco di un villaggio turistico. Per avere idea di cosa fare su quel palco un giorno trovai una cassetta. –A me gli occhi, please-, c’era scritto. La consumai quella cassetta, imparai tutto a memoria: le parole, i gesti, i respiri (…)”

E ancora: “Poi sono cresciuto, e ho avuto l’immensa fortuna di lavorarci per davvero con te. Ti dissi: – Se faccio questo mestiere è per colpa tua- Tu hai sorriso e hai lasciato cadere, e mica lo so se avevi capito quanto eri importante per me (…) Grazie di tutto Maestro”.

Dal racconto che Monterosi fa di quei giorni sul set con Gigi Proietti (qui per leggere il post completo), emerge il ritratto di un professionista generoso, uno che decide senza pensarci troppo di ripassare le battute con te sul balcone di un hotel in via Veneto mentre fumate una sigaretta.

Uno di quelli che risponde subito sì ai progetti che lo entusiasmano, poco importa quanto siano grandi o altisonanti.  Lo ha confermato Alessandro Gassmann, intervenuto qualche settimana fa a Domenica In, nel ricordare le settimane di lavorazione del suo secondo film da regista, Il Premio (2017) di cui Proietti è stato protagonista:

“Il Premio era un film abbastanza autobiografico. Ed io ho scelto lui come protagonista, perché nel modo di parlare mi ricorda tantissimo mio padre”, racconta Gassmann, “Durante le riprese del film, che era un road movie da Roma a Stoccolma, lui mi sedeva accanto in macchina e mi raccontava un sacco di aneddoti. E’ stato un bel viaggio (…) E’ anche grazie a lui se, ogni tanto, faccio anche il regista”.

La tv

L’estro di Gigi Proietti nasce e trova la sua maggiore ragion d’essere  in teatro: tuttavia, egli non ha disdegnato portare la ritualità del palcoscenico anche sul piccolo schermo: penso, per esempio, al varietà Cavalli di Battaglia, andato in onda sulla rete ammiraglia Rai per quattro puntate di crescente successo nelle prime settimane del 2017; e, infine, da lucano mi si conceda di sentirmi ancora oggi orgoglioso nel ripensare a Proietti maestro di cerimonie della serata di apertura dell’anno di Matera da Capitale Europea della Cultura 2019. Sul palco allestito in Piazza San Pietro Caveoso, l’attore ha celebrato il rinascimento della città lucana oggi tanto cara ai registi di Hollywood, declamando i più celebri versi della “Canzona di Bacco” di Lorenzo il Magnifico (“Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”) nonché una poesia di Rocco Scotellaro (autore di Tricarico a cui l’identità culturale lucana è legata in maniera imprescindibile): S’è fatto giorno, per l’occasione impreziosita dall’accompagnamento musicale di tre musicisti materani, Michele Libraro, Luciano Damiani e Lindo Monaco.