5 Novembre 2019 - 16:03

7° Arte #44: Blade Runner – Lobotomia futura e fantasia passata

blade runner

Ridley Scott torna alla regia dopo il successo di Alien quando nel 1982 esce Blade Runner. Il film fantascientifico è liberamente ispirato al romanzo “Il cacciatore di androidi” e pone l’accento sulla tematica del futuro e sul destino dell’uomo

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Questa la frase epica tratta dal film Blade Runner che nel 1982 ambientava le sue vicende nell’ottobre del 2019, un futuro post-apocalittico sotto un occhio cyberpunk che si pone come capostipite del genere sci-fi all’interno del decennio anni ’80 che straborda di fantasia, immaginazione e sogni sul futuro.

Futuro e passato: Blade Runner traccia una linea eterna

Futuro che oggi è diventato passato. Da soli pochi giorni infatti Blade Runner è ambientato completamente nel passato, eppure la sua tematica è presente e anche futura. La linea temporale tracciata dal cammino dell’uomo è ricca di segnaposti che ne indicano l’animo bramoso di potere, perfido e spietato nei confronti dell’ambiente e delle altre forme di vita.

È ancora Harrison Ford il frontman di una pellicola che ben presto diventa cult, dopo i successi nei panni di Han Solo in Star Wars e in quelli di Indiana Jones ne I predatori dell’arca perduta, l’attore classe ’42 entra di diritto nella memoria collettiva come uno degli attori più amati del genere action. Il protagonista di Blade Runner è Rick Deckard, un ibrido tra un detective solitario e un sicario taciturno che rendono il personaggio l’archetipo noir. Il romanzo nero trova le sue miscele colorate grazie al Blade Runner di Ridley Scott, grazie alle tinte dark post-distopiche e alle sfumature di un sottotesto molto forte e incisivo sull’entità malvagia dell’uomo.

Ad affiancare la costante solida performance di Harrison Ford troviamo un antagonista che si pone quasi come coscienza della smisurata mania di grandezza dell’uomo: Rutger Hauer è l’androide Roy Batty. L’ultimo dei replicanti da ritirare per il protagonista Rick è l’ultimo non solo a soccombere dinanzi ai disastri scientifici ed etici dell’uomo, ma anche l’ultimo a dare parola al film, dopo la celebre frase: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”.

Inimmaginabile, la fantasia che si ripiega su se stessa

In quest’ultima frase troviamo l’essenza di un film di grosso calibro quale Blade Runner. Come se a dire la frase sia proprio il film, dotato di un’anima vera e propria che prevede lo sfascio umano, un disastro su scala mondiale definito inimmaginabile. Perché il concetto di fantasia in Blade Runner supera la realtà. Ci introiettiamo in un tempo in cui l’uomo è un Dio che gioca a fare il burattinaio, districando la vita, la durata di essa, oppure in casi estremi il ritiro delle sue stesse creazioni. Perciò ricorrono tematiche quali il vivere nel terrore, il vivere dovendo ineluttabilmente morire, l’essere in vita senza poter vivere.

Blade Runner riesce a spalancare una finestra che abbaglia di luce oscura lo spettatore. Come fece Metropolis con Fritz Lang, ci troviamo dinanzi a un capolavoro dark poco considerato alla sua uscita. Quella malinconia e quella angoscia che popola la strada uggiosa di una Los Angeles futuristica trova fondamenti analoghi nella triste realtà che viviamo oggi giorno.

Vita e morte al posto del classico “bene contro male”

Se in Blade Runner si tratta dell’attivazione o meno di un replicante, nella vita che stiamo vivendo adesso ne troviamo parallelismi nei dilemmi dell’identità online, così forte e autonoma ma allo stesso tempo soggetta a un clic terminale.

Seppur Ridley Scott non riesca replicare pienamente la suspence che permeava il suo Alien pochi anni prima, Blade Runner resta fondamentale nella storia del cinema per un sottotesto da saper cogliere, rendendo la pellicola, potremmo definire, autoriale. Travagliata e discussa, inoltre, la storia del finale. Ben sette versioni differenti del finale rendono la storia di Blade Runner un labirintico percorso alla scoperta del suo legittimo epilogo. Nel 2007, finalmente, esce al cinema la versione considerata ufficiale e denominata The Final Cut, quella che offre una libertà artistica e interpretativa maggiore rispetto alle altre. Siamo tutti controllati da qualcosa o qualcuno più grande di noi?

Gli anni ’80: fabbrica della memoria collettiva e della cultura pop

Un finale “kubrickiano” che rende la lettura di questo film un dialogo appassionante ancora oggi, con all’attivo anche un sequel diretto da Denis Villenueve con protagonista Ryan Gosling, in quel Blade Runner 2049 (uscito nel 2017) ritroviamo ancora Harrison Ford.

Gli anni ’80 si pongono come ispirazione artistica e fantasiosa in cui le situazioni politiche, sociali ed economiche vengono piegate e rivisitate attraverso pellicole che ne offrono una sfaccettatura pressoché immortale. La lobotomia che Blade Runner denuncia è futura, ma allo stesso tempo quella massima cinematografica de “la fantasia che supera la realtà” è oramai passata. Di presente, invece, c’è solo l’uomo e il modo in cui tratta il suo mondo, oltre ciò che si potrebbe immaginare.